(Sony Bmg/Mescal 2005)
Una lieve introduzione pianistica apre il primo disco italiano di John Parish, almeno il primo in qualità di autore e compositore perché in veste di produttore si era già fatto le ossa nel belpaese con Cesare Basile e Nada. Lo spazio di poco più di un minuto ed ecco che il piano lascia il passo al lo-fi discreto e chitarristico di Boxers dove la voce del pluripremiato produttore e compositore è doppiata da Marta Collica.
Prodotto dalla Mescal, ‘Once upon a little time’ è stato registrato da Marco Tagliola a Brescia, prima di un paio di trasferte di rifinitura a Bristol e Copenhagen. John Parish è comunque accompagnato da una band vera e propria: Marta Collica (tastiere, voce), Giorgia Poli (basso, voce) e Jean-Marc Butty (percussioni).
Tra i pezzi migliori, Sea defences, che smuove le acque con un buon ritmo rock, la delicata Water road, strumentale, e Somebody else, unico pezzo non autografo, con una voce femminile in evidenza.
Una curiosità: il titolo è ispirato da Hopey, la figlia più piccola dell’artista, frase che la bimba ripete stesso e che il babbo ha evidentemente apprezzato per la sua combinazione di “epico ed intimo che contiene”.
‘Once upon a little time’ succede degnamente al buon ‘How animals move’ del 2003. Lo stesso anno Parish ha prodotto ‘Gran calavera elettrica’ di Cesare Basile a Catania e ‘Tutto l’amore che mi manca’ di Nada a Roma.
Per coloro che ne siano all’oscuro, il pedigree di Parish conta collaborazioni prestigiose con, tra gli altri, Hugo Race, Polly Jean Harvey, con cui ha collaborato nel celebrato ‘To bring you my love’, i Giant Sand, i 16 Horsepower e gli Eels.
Voto: 7
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Autore: s.sparapani@fastnet.it