(Fratto9 Under the Sky Records 2006)
La cosa che colpisce subito l’orecchio è la citazione quasi provocatrice dei Pink Floyd: una sfida gettata lì quasi senza far vedere che il confronto non può più sussistere, perchè sarebbe troppo chiedere a un gruppo di essere più dei grandi; e poi solo con due bassi elettrici, qualche effetto e una batteria. Azzarderei che il parallelo non è fuori misura.
Basta non soffermarsi solo alla prima impressione: nel nuovo disco degli Ex-P non ci sono infatti solo rimandi ai padri della psichedelia, c’è un ritorno (ormai definitivamente da movimento ‘italo’) al post-rock di matrice soft (ai Tortoise per capirci) e in qualche punto ci sono divagazioni jazz che ricordano quei pazzi folgorati dei Primus. Il tutto farcito da visioni inzuppate dell’acqua acida del Vietnam di Apocalypse Now (ad esempio in Synth Inca), qualche giro ipnotico di clarinetto (Ho scritto t’amo sulla spiaggia) che ricorda le atmosfere delle colonne sonore di Ennio Morricone, qualche effetto di spazializzazione e riff che ricordano i Don Caballero e addirittura una specie di `effetto mandolino’ che richiama il country (!).
Un disco suonato molto bene che in alcuni punti pecca di troppo eclettismo e di una certa indole alla verbosità (funzionano molto meglio le tracce brevi che le improvvisazioni al limite della lunghezza).
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Voto: 6
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