1° Gennaio 2006 Live In Rialto Santambrogio -Roma
Di Elisa Buccolini
SCATOLE SONORE
Organizzato dall’etichetta IDROSCALODISCHI e dall’Associazione Culturale L’ANTASCORREVOLE, questo percorso “in tre tappe” mensili ( il 1° dicembre 2005, il 5 gennaio 2006 e il 2 febbraio 2006 ) passa attraverso lo scambio reciproco e la riflessione fra le arti contemporanee.
Nella sala concerti del RialtoSantAmbrogio, come esemplificano i nomi dei rispettivi eventi “Roma chiama Roma”, “Roma chiama Ravenna” e “Roma chiama Noci”, si cerca e speriamo si riesca, tutto dipende anche da e se Roma sarà in grado di recepire e gli artisti in grado di ricreare/ricrearsi, a mettere in contatto realtà esperienziali e creative diverse disseminate negli ambienti italiani.
1 dicembre 2005
Sala concerti-ive: MAATH – ANOFELE -Dr.WHO –LOGOPLASM.
Sala proiezioni – action : Angela dei Giudici – Giordano Giorni – Stefano Mascaro.
La rappresentazione è “minimal” come la musica elettronica, che si ascolta in una situazione da salotto erudito del 1800, un audience formata da “orecchie” esperte a questi suoni onomatopeici come lettere accostate dalla digitazione su un PC. Come se fosse un anfiteatro, appoggiati a dei divani, il pubblico segue i musicisti più che con i corpi, con cervelli sapienti e mani creatrici che simulano l’uso di uno strumento: “uno spazio libero e consapevole”.
Lo spazio che basta a chi suona è minimo, lo spazio che riempie la musica di Dr.WHO è ancestrale, gioca sulla memoria di un eterno passato, sa essere rumore che diventa frastuono e postmodernamente: una rimembranza introspettiva.
Nell’ascolto di MAATH certi suoni li carpiamo con la fantasia tornando al mormorio che circonda la nostra vita quotidiana, fatta di oggetti-frastuono e non e di suoni subliminali che generano in noi una reazione incondizionata. L’ascolto è un’interprestazione individuale dal climax inevitabile.
ANOFELE, da solo questa sera, ma che ha alle spalle varie collaborazioni anche con gli stessi protagonisti della serata, porta qualcosa di nuovo, musicalmente parlando, che però sa essere anche marca di un’evoluzione, di un processo inevitabile del musicista e della musica elettronica “in genere”, che abbandona l’analogico e diventa sempre più “puramente” digitale.
Nel finire prima delle improvvisazioni, un duo affiatatissimo: LOGOPLASM. Un lui e una lei, Paolo Ippoliti e Laura Lovreglio che artisticamente funzionano molto sarà per quel feeling che si evince nella loro continua comunicazione verbale e musicale sul palco, una grande “sintonia” che ci vuole per suonare insieme e raggiungere quegli acuti.
Nella consapevolezza della pienezza dei nostri tempi in cui ogni scelta è un’esclusione, bisogna scegliere se, nello stesso frangente del concerto, lasciarsi andare nell’arte visiva dello spazio ideato da Giordano Giorni fatto di trasparenze senza mai arrivare a mettere bene a fuoco le luci, dalla performance di Angela dei Giudici o dall’ambiente sonoro più perversamente “chillout” di Stefano Mascaro.