(Mescal / Sony 2006)
Il 2005 è stato senz’altro un anno da incorniciare per gli Afterhours. Uno spazio di tempo in cui hanno finalmente visto riconosciuto tutto il merito e l’impegno di una carriera iniziata più di quindici anni fa. Tante le soddisfazioni accumulate, dal premio del M.E.I. per il miglior album indipendente dell’anno al trionfo live di Arezzowawe (gruppo di chiusura del festival) e un pubblico che continua ad aumentare ai concerti.
L’hanno fatta fino in fondo la loro gavetta (mi ricordo di un loro concerto di circa 10 anni fa, erano i tempi di “Germi”, e a vederli non c’erano più di 30-40 persone) e soprattutto hanno fatto una serie di dischi tutti più o meno strepitosi. E il tutto rimanendo sempre nel circuito indipendente e resistendo alla tentazione di un facile passaggio per la vetrina di San Remo (chi ha detto Subsonica?).
E ora a dimostrazione che le cose si stanno facendo serie, si prova a varcare i confini nazionali tramite questo “Ballads…”, la versione inglese di “Ballate per piccole iene” che rivede il ritorno di Agnelli all’idioma inglese. A contribuire al disco, come noto, ci sono David Ray Moore, John Parish e l’ormai fido Greg Dulli. Per l’occasione i testi sono stati rimodellati (e non tradotti!) in inglese. Sul versante strettamente musicale si tratta della stessa vibrante materia rock intessuta di tensioni ed emozioni. Niente che non abbiamo già apprezzato sulla versione italiana dunque, eccezion fatta per l’aggiunta di The Bed, cover di Lou Reed eseguita in duetto con Dulli. A seguire partirà un tour promozionale, prima in Europeo e poi uno addirittura negli States dove l’album sarà distribuito dall’indipendente (ottima peraltro) One Little Indian.
Si, se la ridano le iene.
Voto: 9
Link correlati:Afterhours