Cristina Comencini ‘La Bestia Nel Cuore’

L’Inutilità Dell’Oscar.

 

 

 

 

 

 

 

Di Aldo Piergiacomi

aldopiergiacomi@libero.it

La bestia nel cuore
Regia: Cristina Comencini
Colore 120 min. – Italia (2006)

Visto che come ogni anno è tempo di Oscar… mi sono imbattuto nel film della
Comencini che ci “rappresenta” in quest’ultima edizione e potrebbe essere il
favorito alla vittoria (se non altro per il tema “scomodo” che tratta)

Facciamo una premessa: secondo la mia opinione il fenomeno Oscar è ampiamente
sopravvalutato! In fondo diciamocelo bene questi premi sono solo un’auto
premiazione che lo starsystem statunitense organizza a favore del proprio cinema
e dei propri interpreti! E non, come molto spesso la nostra stampa tende a
suggerire, un riconoscere ciò che di meglio c’è nel mondo del cinema. Non per
nulla i film non USA concorrono solo per il miglior film straniero… ed anche
qui vincono più le ragioni economico/moral/politiche piuttosto che i meriti veri
e propri (cfr. vicenda “Private” di quest’anno)

Dopo lo “sfogo” ritorniamo al film: devo ammettere che la prima metà regge ed
anche abbastanza bene, nel gioco dei sottintesi e dei nondetti emerge un
sottofondo di disagio che ben si attacca alla “normalità” della vicenda. La
Mezzogiorno con la sua perenne aria di una Alice adolescente è abbastanza
convincente nel personaggio della giovane in cerca di se.
Ma in questa ricerca non le sono d’aiuto: nè le gentilezza del suo ragazzo (un
impacciato Alessio Boni) nè le attenzioni intime della sua amica del cuore (una
brava Stefania Rocca in una convincente interpretazione di una ragazza cieca) e in fondo non riesce ad esserlo neppure il suo lontano fratello maggiore (una
notevole interpretazione di un disturbato Lo Cascio).

Purtroppo i veri problemi arrivano quando i segreti si svelano; qui c’è un gusto
anche troppo didascalico nello spiegare e mostrare la “pena rimossa”; le scene
con i genitori (che comunque hanno almeno il gusto di non riportare il sonoro e
la “voce del padre” così tanto ricordata) alla fine sembrano svilire tutto
quello che è stato prima suggerito. La suggestione del non detto diviene
semplice banalità priva di interesse.

Come se non bastasse il tutto peggiora ancora (se possibile) nell’ultima parte
dove i personaggi sembrano girare a vuoto così come il percorso verso la
maturazione della protagonista…

Il tutto, alla fine, si traduce inevitabilmente in un forte senso di inutilità
di tutta l’operazione che è forse l’unica triste sensazione che rimane impressa.

Da ricordare:
la mancata carezza di Lo Cascio a suo figlio
l’alluvione purificatrice con le “acque” della nuova nascita