Romanzo d’esordio di un ancora giovane Andrea De Carlo, uscito nel 1981, “Treno di panna” è la storia del 25enne Giovanni Maimeri e della sua vita a Los Angeles, iniziata con una visita a una coppia di amici conosciuti due estati prima ad Ibiza, e trascinata per inerzia attraverso lavori improvvisati, prima come cameriere in un ristorante italiano a Westwood, poi come insegnante d’italiano in una prestigiosa scuola di Beverly Hills, fino ad arrivare alle porte del successo.
De Carlo fa suo il punto di vista del protagonista e utilizzando un linguaggio freddo e distaccato, quasi chirurgico nella ricerca maniacale del dettaglio (una sorta di autopsia della realtà), da vita ad uno sguardo gelido sull’insensatezza che spinge avanti la società: Giovanni arriva in California quasi per caso, e per l’intera durata del romanzo ogni sua azione sembra dettata non dalla propria volontà, ma provocata dal flusso degli eventi; il suo non è nè un viaggio di formazione, nè un percorso alla scoperta di nuovi mondi, nè un cammino di avvicinamento al proprio io, ma una testimonianza del vuoto opprimente degli anni Ottanta e una critica spietata all’ottuso e animalesco arrivismo americano: evidenti in questo senso il contrasto tra la lentezza di Giovanni e la smaniosa brama di successo di Ron e Tracy, e ancora più amara l’opposizione tra l’immagine ideale di Los Angeles (“L’unico posto del mondo in cui varrebbe la pena di vivere”) e quella reale di città invivibile, caos ovunque ed aria grigia e irrespirabile.
Uno stile secco, arido, che rappresenta alla perfezione la bidimensionalità e l’insensatezza che permea i personaggi in gioco, un linguaggio che anticipa sui tempi scrittori di fama mondiale come Bret Easton Ellis e David Leavitt, due tra i più acclamati di fine millennio con i loro “American Psycho” (ma meglio l’esordio “Meno di zero” secondo me) e “Ballo di famiglia”.
Il gioco di distacco ed estraniazione dal mondo di Giovanni si perde forse un poco nel finale del romanzo, ma ciò si può interpretare come una contaminazione subita dal protagonista dall’ambiente circostante, divorato anche lui dal desiderio di riuscire; in ogni modo “Treno di panna” è un ottimo esordio per un autore che, nei 25 anni successivi e nei quasi 15 romanzi scritti, non sempre riuscirà a mantenersi su questi elevati livelli (splendide eccezioni “Due di due” e “Di noi tre”), a causa soprattutto di una ripetitività eccessiva nei temi trattati e delle molte similitudini tra i suoi personaggi, probabilmente specchi di un’unica persona che è De Carlo stesso.
Bibliografia di Andrea De Carlo:
– Treno di panna (1981)
– Uccelli da gabbia e da voliera (1982)
– Macno (1984)
– Yucatan (1986)
– Due di due (1989)
– Tecniche di seduzione (1991)
– Arcodamore (1993)
– Uto (1995)
– Di noi tre (1997)
– Nel momento (1999)
– Pura vita (2001)
– I veri nomi (2002)
– Giro di vento (2004)