(Frame 2006)
Non l’avrei mai immaginato. Che uno dei
dischi più stimolanti ascoltati sin qui in quest’inizio di
2006 sarebbe stato di provenienza italica. Che sarebbe uscito per la
minuscola e neonata Frame Records. Che avrebbe avuto la consistenza
materica di un minicd-r. Che avrebbe contenuto solo una ventina di,
preziosi, minuti di musica. Ma soprattutto che mi avrebbe riportato
indietro di un bel po’ di anni, quando gruppi del calibro di
Brise-Glace, You Fantastic!, Gastr Del Sol,
Gorge Trio ridisegnavano, scomponendola, ricomponendola,
attingendo a pieni mani a destra e a manca, dal folk al minimalismo,
dalla canzone colta all’avanguardia, la geometria del rock. Post-rock
si diceva, prima che l’etichetta diventasse parola vuota, puro
esercizio di stile, sinonimo di noia. Cinque improvvisazioni, assolutamente vitali,
intitolate semplicemente itinerari, che
sprezzanti del pericolo mescolano concretismi da laboratorio
alchemico, folk scheletrico, percussioni che sembrano precipitate giù
da qualche buco nero, screzi e sfregi elettronici che appaiono come
ectoplasmi. Cinque itinerari dicevamo, di cui il primo è un
vero e proprio gioiello. Introdotto da quello che sembra una pioggia
di cocci di vetri, stridori industriali e brevi risucchi
elettroacustici che rimandano a certo Dean Roberts, indugia
poi in lunghi balbettii tra la chitarra e una miriade di invenzioni
da teatrino rumoristico/percussivo per infine sciogliersi in una
reiterazione folk che sa tanto del Jim O’Rourke epoca Bad
Timing, ma anche del recente Renato Rinaldi di Hoarse
Frenzy. Ottimo anche il resto, che non risparmia azzardi molto
personali, come il tribalismo arabeggiante del terzo pezzo e il breve
frammento di tintinnii acqua/vetro del quarto, ma l’inizio del cd è
veramente sorprendente.
Voto: 8
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