The Spankings


@Napoli_10_02_2006. Indovina Chi E’ Taylor Savvy.

Di Lucio Carbonelli

luciocarbonelli@gmail.com

Capita una sera che hai vinto un biglietto per andare a un concerto, Taylor Savvy si chiama l’artista, e allora ti scarichi un po’ il disco, per prepararti a quello che vedrai, e nel caso capire se vale la pena comprarselo poi originale, questo disco; e senti il disco, e allora pensi, sì, carino, roba electro, dance, però almeno non fredda, ma quasi festaiola, e allora al concerto ci vai, perché comunque bisogna vedere quanti più concerti è possibile, per cultura, ma tuttavia in cuor tuo speri che non sia l’ennesimo “concerto” con l’elettro-performer di turno dietro l’ennesimo cacchio di Apple a controllarsi la posta mentre manda le basi senza nemmeno avere la decenza di fare qualche verso o che so io.
Poi arrivi al locale, che alle undici è ancora quasi vuoto purtroppo, e già inizi a pensare bene però, sorridi, perché non solo c’è una batteria bella che montata con tanto di pad elettronici, ma c’è anche lo spazio chitarrista con tutta una serie di pedali vintage pronti all’uso, e allora pensi, dai, speriamo bene.


Eppure chi si sarebbe mai immaginato un concerto come quello di ieri sera?
Neanche gli organizzatori, questo è certo, visto che l’hanno confermato loro stessi. No perché il concerto in questione era pubblicizzato a nome Taylor Savvy, appunto, un concerto dance, appunto, dove si sarebbe potuto – dovuto – ballare, appunto; ma poi quando ti ritrovi davanti due tizi che iniziano a suonare un rockabilly tanto sfrenato e furioso, sgangherato e cialtrone, che quasi nemmeno la Blues Explosion (quando era ancora a nome Jon Spencer sigh sob) dei grandiosi tempi di “Now I Got Worry” allora più di un dubbio ti viene; e poi quando vai a chiedere lumi all’organizzatore – ma dopo c’è un altro gruppo? –  e scopri che ne sa quanto te – ci avevano parlato di “accenni” rockabilly, ma noi ci aspettavamo tutt’altro concerto –  cosa ti resta da fare?


Ti godi il concerto ecco quello che ti resta da fare, un concerto dove i due tizi nemmeno sanno dove stanno andando a parare probabilmente, parlottano e si guardano spesso per seguirsi a vicenda infatti, eppure continuano, come una locomotiva, chitarra-voce-batteria serve altro?
Non credo se ti accontenti di un divertimento puro e genuino, eppure più di una volta i due stupiscono, positivamente o negativamente sta a ognuno deciderlo poi, con inserti soul/funk/rap; addirittura a un certo punto metteranno su uno sfigatissimo karaoke, cantando su un cd che naturalmente e inevitabilmente risulterà danneggiato e quindi salterà, ma qual è il problema?
Si va avanti, anche se l’apatico pubblico è troppo svogliato per godersi tali chicche, si è in due a bordo palco a battere il piede e scuotere la testa, io e un altro; la tristezza infinita verrà raggiunta quando certi ragazzetti ventenni chiederanno a gran voce The Libertines, vabbè, chi cresce a mtv e radiodeejay non si merita concerti del genere.
Il concerto comunque scorre alla grande, nonostante la freddezza del pubblico, chissenefrega, e forse l’ampiezza del locale penalizza i due, ma ancora: chissenefrega? Fosse durato ancora di più, certo io non mi sarei lamentato.


Però a fine concerto, un dubbio permane: che fine ha fatto Taylor Savvy?
Sarà il batterista nerd, magrissimo e quasi sosia sputato del mitico regista John Waters con aggiunta di cravatta e guanti borchiati o, al contrario, il chitarrista in scarpe da ginnastica e nero giubbotto di pelle, basette e capelli rock’n’roll alla Elvis Presley?
E così, per sciogliere l’enigma kaisersosiano, ti avvicini al batterista, l’unico a uscire sul palco dopo, e mentre gli chiedi se ha un disco da venderti – perché siete stati grandi – e purtroppo non ce l’hanno, gli dici anche che mica te lo aspettavi un concerto così, che avevi sentito il disco e tutto questo rock’n’roll non l’avevi mica notato, ma è stato molto meglio così comunque, e lui, I’m Taylor Savvy!, dice, ridendo dispettoso… ma poi vai su googleimmagini e scopri che il vero Taylor Savvy è il chitarrista, lo stesso che aveva presentato una canzone del concerto come una scritta dal suo caro amico Taylor Savvy!??!?!?

Ma alla fine, cosa cambia?
Signore e signori, questi erano The SpanKings (che sta per “le sculacciate”, come ha premura di illustrarci il batterista) ebbene sì, ecco il nome del gruppo (disco in uscita a maggio, teneteli a portata d’orecchio!), e probabilmente loro sono stati molto ma molto meglio di questo fantomatico Taylor Savvy, lasciatemelo dire, scusate.

Rock’n’Roll!!!