(Psychotica Records/ Goodfellas 2006)
Album a “quattro mani”: da una parte gli italiani Lillayell, dall’altra gli svizzeri Velma a dividersi la metà dei dodici brani in scaletta.
Aprono i Lillayell: l’occhio è rivolto là dove tutti nei 90’s guardavamo, ancor prima che di grunge si incominciasse a parlare. Si fanno preferire quando calzano gli accenti ruvidi e grezzi delle chitarre, e quelli ossessivi delle melodie (Hellα). Nei brani non sempre dovutamente heavy, e mai completamente malati e acidi nelle melodie. C’è la mazzata del riff, manca il superfuzz/ bigmuff da colpo del ko (6½).
A seguire, tre Velma decisamente ossessivi. La ripetitività del gesto come focus costante delle sei canzoni. Cantano mantra ipnotici e nenie petulanti stesi su pavimenti sonori grinzosi. Tributano i primi con personali interpretazioni di Dea Silva e Store (6).
Voto: 6
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Autore: carbeman@virgilio.it