(Sirr 2005)
Questo spartano doppio dischetto, denominato laconicamente “Untitled Songs”, costituisce senza dubbio una interessantissima esperienza d’ascolto: concepito come omaggio collettivo al seminale Gesange der Jünglingendi Karl Heinz Stockhausen a 49 anni esatti dalla pubblicazione, offre oltretutto la possibilità di gettare uno sguardo (naturalmente incompleto) sull’attuale panorama della musica elettronica/elettroacustica.
Quando Karl Heinz Stockhausen licenziava il suo Gesange non avrebbe potuto immaginare l’amplissimo spettro di influenza che quest’opera avrebbe raggiunto: non solo all’interno del mondo musicale accademico e della relativa riflessione teorico-musicale, ma, in modo più pervasivo, in diverse espressioni appartenenti all’universo contiguo della ‘popular music’, il quale non mancherà di omaggiare ripetutamente (a partire dalla famosa copertina del beatleasiano Sergent Pepper ) compositore e pezzo in questione.
Il rapporto tra suono/fonte sonora e voce (e relativi ‘trattamenti’) costituiva il nucleo concettuale alla base delGesange : su questa piattaforma, ma con risultati del tutto personali, si sono cimentati i ventuno scultori sonici invitati dalla label portogheseSirr, ognuno offrendo una personale visione/soluzione al problema, ognuno libero dal vincolo di utilizzare o meno materiale dell’opera omaggiata come eventuale punto di partenza o improbabile ‘cantus prius factus’.
Diciamo subito che non tutto ci è piaciuto.
Immediatamente colpisce lo humour sottile di Andrew Deutch, nel cui pezzo, tra voci processate e immerse in una gestuale broda di esilaranti suoni decontestualizzati, la partita si gioca più sull’aggiungere che sul togliere, verso una progressiva saturazione dello spazio sonoro.
A volte come nella traccia a nome di Stefan Vitiello , la voce è fantasma bambino, quasi spettrale relitto di un kodaliano coro di voci bianche, vagante su un ipnotico basamento di pulsazioni sonore.
Più spesso la cosa si fa seria (se non seriosa), come , ad esempio, nelle tracce di Janek Shaefere Andre Gonçalves, laddove un sottile manierismo sembra emergere dietro il sentito perorare: mai però si raggiungono gli eccessi di molta musica elettroacustica attuale, sovente incapace di evitare che l’attenzione eccessiva data all’’informe’ (o presunto tale) scivoli paradossalmente nell’’uniforme’ –il tutto diverso che ci pare paradossalmente tutto uguale!-.
Fortunatamente in “Untitled Songs” non manca mai un notevole senso architettonico applicato alle diverse tecniche di montaggio sonoro.
La ‘presenza’ del Gesange è maggiormente avvertibile in alcune delle tracce presenti, non già per le tecniche compositive impiegate (nessuno dei brani di “Untitled Songs” utilizza, come Stockhausen, procedimenti di tipo seriale nel trattare la voce) ma come retaggio concettuale, come idea di fondo: nel magnifico duo Homler/Intriere teso e di forte impatto; nelle frequenze gravi dell’ipnotico, siderale drone di CM von Hausswolf nelle voci ‘rotte’ che popolano la magnifica traccia di Dale Loyd; nell’attitudine ‘concreta’ di Derek Holzer , fino al minimalismo post-post-post di Steve Roden.
Da ascoltare ed ‘auscultare’ con grande attenzione!
Voto: 8
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