(Simple Logic Records, 2005)
Un disco di elettronica minimale, basato su suoni concreti e distrubanti, che ricordano in qualche punto la Cartridge Music di John Cage mescolata con qualche bestemmia (in Learning the Technique, appunto!) e con qualche beat di batteria elettronica che ricorda inevitabilmente il suono Warp dei primi Autechre.
Qui la tecnica sembra troppo pesante in certi punti, quasi come se non riuscisse a liberarsi di se stessa e a produrre tracce con senso. L’ossessione per il suono ‘nuovo’ non riesce quindi a costruire frammenti autoportanti. La potenzialità sembra esserci tutta ed è sicuramente in linea con gli ultimi lavori del ‘movimento microsound’ (vedi l’atmosfera semicool di Young Spiders) o in certi altri con atmosfere rètro tanto care ai nerds della Scuola Furano (vedi il riff paffuto di Toys Won’t Leave). Quello che manca è una misura compositiva più coerente con i suoi stessi segni: in qualche traccia vengono presentate le componenti sonore senza una dialettica che aiuti a trarre le somme, a presentare appunto una ‘composizione’.
In sintesi il disco rappresenta una buona partenza che deve trovare un maggior inquadramento per non sfociare nella ripetitività fine a se stessa o in una noiosa accozzaglia di samples.
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Voto: 5
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