(Snowdonia/Audioglobe 2006)
I Masoko, innanzitutto, bisogna sentirli e vederli dal vivo per apprezzarli appieno: gli incravattati e scatenati Davide De Leonardis alla voce – nei “live” maneggia anche una piccola tastiera – e Alessandro La Padula alla chitarra ed ai cori sono isterici nel modo prescritto dalla foga “no-wave”, ma con ironia tutta capitolina (questo li salva dall’effetto parodia, tipo Interpol o Bloc Party). La sezione ritmica poi è spettacolare, oltre che nervosa e onnipresente come di prammatica: Ivana Calò, la bassista, è impenetrabile ed ineffabile mentre Simone Ciarocchi alla batteria si dimena in un ritmo perpetuo, sostenuto. L’impatto sonoro e visivo è assicurato; come il divertimento di chi ascolta e guarda.
In “Bubù’7te” sono racchiusi undici brani più una traccia fantasma finto-iberica: tutti potenziali inni da cantare e ballare, anche se la registrazione non rende sempre piena giustizia alla carica del gruppo (non che sia sciatto o poco calibrato il lavoro di missaggio e produzione; piuttosto troppo “distaccato” e professionale). Inizia Alfonso, storia ironico/seria di un travestito gestita in fretta, alla Franz Ferdinand; mentre Ferrari illustra un’ossessione frequente del CD – quella dell’essere adeguati, del “fare colpo”, che permea anche Cool – con delle folate di tastiere New Order. In generale, i Masoko paiono dei Prozac+ intelligenti, che al pop-punk dei Buzzcocks e alle pastiglie antepongono certi, ritmici, primi anni Ottanta: ma il senso del ritornello appiccicoso è lo stesso (Comfort e Prima colazione e Snob). I cori si susseguono senza posa ( la sopraccitata Cool, oppure Disconite dove si sente che i quattro romani non disdegnano la discoteca e la “disco”), il ritmo è sempre elevato (Costretto e Scusa); i Masoko, d’altronde, non rifuggono neanche la “caciara” da osteria, meglio, da pub (Solo tu). Buonamico mixa il “dub bianco” dei Police, soprattutto, con contorsioni Talking Heads per un bel brano da CBGB’s.
Una nota di merito all’allestimento “italo-zombie” – tipo Lucio Fulci o Umberto Lenzi – dell’aspetto grafico di “Bubù’7te”: ormai l’impaginazione dei Maisie è una garanzia.
Voto: 7
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