(For 4 Ears 2005)
Instancabili. Immarcescibili.
Iperproduttivi. Sempre lì a vivisezionare la materia sonora.
Sembrano aver detto tutto ma alla fine l’ultima parola pare essere sempre la
loro. Keith Rowe e Gunther Müller, che spesso e volentieri
hanno suonato assieme, e a cui si aggiunge il giovane Tomas Korber,
chitarra ed electronics. Quest’ultimo pur avendo recentemente
dichiarato di non sentirsi parte della scena elettroacustica
improvvisata ne rappresenta uno degli astri in continua ascesa.
Registrato in un solo giorno di Novembre a Ginevra i tre pezzi qui
contenuti sono accomunati da una buona bella dose di rumore
strisciante. Una sorta di fruscio costante che si infila ovunque,
modulando in intensità e morfologia. Fibra, come da titolo,
di suono che sembra vomitata dagli impianti di smaltimento di uno
stabilimento siderurgico. Il mondo degli elettroni in rivolta.
Ovviamente però le cose sono più complesse e
sofisticate di quanto un ascolto frettoloso potrebbe far pensare dato
che sotto la scorza del rumore abrasivo operano incessantemente
forze che creano micro-drammi acustici, che accumulano e rilasciano
tensioni. Suoni che sembrano imprigionati tra rovine industriali
spazzate dal vento nucleare, ma che lottano per emergere in
superficie, scavando e arrampicandosi come piccoli insetti meccanici.
Tre brani, di cui uno dei soli Rowe e Korber, in cui i nostri si
spendono in un susseguirsi di scriccholii, stridori, risucchi
improvvisi, dove una qualche attività improvvisa pare sempre
in attesa dietro l’angolo. È spesso è così: un
feedback che lancinante e tagliente viene liberato nell’atmosfera,
piccole parvenze di ritmo mandate in loop per poi scomparire, brevi
cenni di chitarra “normalizzata” le cui corde sembrano sul punto
di spezzarsi, pulsazioni che rimbalzano da una cassa all’altra e
addirittura un frammento d’organo. Splendida copertina in stile AMM .Dopo il recente ‘Wireless Within’
un altro colpo gobbo per la For 4 Ears.
Voto: 8
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