Di Manuelita Marcantonij
Prima della recensione, apro una parentesi: con raccappriccio, all’alba delle 6.11 di questo inquieto martedì 4 Aprile, scopro dal notiziario locale che il mio esimio dentista (di cui per ovvi motivi di ritorsione NON potrò giammai farti il torto di tacere nome e cognome…) sabato scorso ha partecipato alla trasmissione della Carrà, “Amore”. Una specie di “Carramba” ma sulle adozioni su Rai 1 alle 21 ca…(Ma non sono certa sui “dati” non guardando ASSOLUTAMENTE il su citato penosissimo programma televisivo!!). Praticamente, dall’asilo all’Università, questo si è okkupato dell’istruzione e formazione di un tal Junino o giù di lì, sottraendolo alla miseria e ai drammi delle favelas brasiliane. Grazie alle MIE otturazioni. Alle MIE devitalizzazioni. Alle MIE lastre panoramiche. Alle MIE carie. Ai MIEI kontrolli periodici. In 4 parole: KON I MIEI SOLDI!! Ergo per circa 16 anni della mia vita, per 192 mesi, kon 69 visite dentistike, 27 lastre panoramiche, 7 otturazioni, 3 devitalizzazioni e 1 kapsula, ho elargito lauti finanziamenti economici a 1 tipo di cui ignoravo, (ampiamente ricambiata), l’esistenza. I O O O O O – D O V E V O – E S S E R E – L A – S U P E R O S P I T E – D I – Q U E L L A – T R A S M I S S I O N E!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Fortunatamente i miei concittadini hanno una vita sociale decisamente più intensa di quella della sottoscritta (il cui top è dato da una dura lotta tra i fondi di magazzino televisivi de La7 e le recensioni per Kathodik, n.d.a.), dunque l’apparizione dell’esimio dentista che si dà arie da medico odontoiatra e del ragazzino, (ormai 30enne, plurilaureato, sposato con 1 top model, e megapresidente di una qualche organizzazione che sfrutta i locali indigeni e la foresta amazzonica)-(…ecco cos’è il “commercio equo-solidale”: oggi a me domani a te, mal comune e mezzo gaudio etcetcetc), la trasmissione avrà subito un picco minimo auditel. LUI passerà alla storia nei menadri di Saxa Rubra sempre come l’uomo che rovinò la carriera alla Raffa nazionale. Ahahah!!!! (LEGGI: GRASSA RISATA MEFISTOFELIKA). Parentesi chiusa.
Allora.. “Rainbow High” .. Vogliamo parlarne?! Esimio lettore..
La trama è da “hard discount”: è l’ultimo anno presso il liceo americano “Withman” e Nelson Glassman, Kyle Meeks e Jason Carrillo si preparano ad affrontare il classico count down che li separa dal mondo degli “adulti”. Urge pianificare il futuro. Come altri milioni di adolescenti. Ma loro non sono come gli altri: sono “diversi” dagli “uguali”. E questa è la provincia americana. Il carismatico Jason, il campione della locale squadra di basket, dopo esser riuscito (non senza drammi) ad ammettere con se stesso la propria omosessualità, riflette sull’opportunità o meno di un coming out anche verso i suoi compagni, un’outing che probabilmente comprometterebbe l’accesso alla borsa di studio per il “Tech College” dove anche Kyle, il suo ragazzo, è stato ammesso. Dal canto suo, Kyle è combattuto tra le opportunità offerte in prospettiva della sua ammissione alla celebre Princeton University e la voglia (oltre che l’esigenza) di condividere la scelta (obbligata) di Jason del Politecnico pur di non separarsene. Infine, Nelson (lo jellato del gruppo), si trova a combattere lo spettro dell’AIDS con tutti gli annessi e connessi del caso a causa della sieropositività del suo ragazzo, Jeremy. Inutile a dirsi: il finale non è scontato. Di più! Tra gelosie, ripicche, sesso, balli da “Bella in Rosa”, (permettemi la “citazione colta”, ma resto comunque una figlia degli anni ’80), e outing “on the playground” si consuma il rito di passaggio dal liceo al college, sancendo definitivamente il trapasso dall’adolescenza all’età adulta dei tre protagonisti e della società che fa ad essi “da contorno”. Questa la trama. Il giudizio, lapidario e assolutamente personale (quanto opinabile, ne convengo), è presto detto: “Rainbow High” è come “Elisa di Rivombrosa 2”. Decisamente ‘na sola. Solo che la sceneggiatura di Elisa è decisamente peggio. A questo punto dovrei approfittare di questo spazio per lanciare l’appello che giace nei cuori di milioni di telespettatrici, (‘a ridatece ‘a Ristori!!!), ma resterò in silenzio, terrò questo dolore chiuso in gola come un inquilino moroso in equo canone. Ergo, tornando a Sanchez, non posso fare a meno di tacere: era così necessario sfornare una trilogia di “Rainbow etcetcetc”?! La risposta, davvero illuminante, è che non lo so. E non perché sono etero e ho superato l’età adolescenziale da 10 anni abbondanti. O forse sì?! Indubbiamente, il pregio di questo romanzo, a prescindere, rimane come nella “prima puntata”: scritto indubbiamente bene, tradotto egregiamente (pregio – tra l’altro – da non sottovalutare). Di linguaggio fluido, privo di arcaismi e iperbati, scorrevole, ironico, accessibile e piacevole alla lettura nonostante i temi “scottanti” affrontati, (temi ben lungi da essere trattati come argomenti di conversazione nell’America, come nell’Europa, perbenista), forse a tratti vagamente didascalico. Ma (e sottolineo MA), era davvero necessario bissare?! A questo punto, aspetto la terza puntata come l’arrivo dei monsoni.