(Frame 2006)
La meglio elettronica del belpaese. Arrogante e umile,
algida e calorosa, cerebrale e istintiva, matematica e
approssimativa. Una rete neuronale in continua fase di apprendimento
e crescita mutante esponenziale. Una foresta di alberi binari
piantati nell’humus staminale che accoglie i vari Gronge, Maurizio
Bianchi, Logoplasm, Elio Martusciello, Punck, Maath e via dicendo.
Humus nel quale sguazzano e dal quale succhiano linfa vitale (ma
contaminata) i Kar di Adriano Scerna e del Kathodiko Marco Carcasi.
Un congegno psichico letale e perfetto questo mini cd-r a cura della
sorprendente Frame, capace di aprirsi un varco nei meandri del
cervello come una lama calda su un panetto di burro. Cinematico e
architetturale al tempo stesso, l’unico brano proposto è una
tentacolare creatura sonora che lentamente si innalza al cielo e alla
fine divora se stessa, esplorando nel suo svolgersi scenari acustici
disgiunti ma interconnessi da vasi comunicanti che ne consentono
un’evoluzione omnidirezionale naturale e fluida. Pura vita che sfugge
dalle mani dei suoi creatori e decide in proprio. Inizia come un
Crop Circles intrappolato tra i circuiti ossidati prossimi
ad andare in tilt di un cigolante meccanismo in agonia, per poi
tentare di sfidare la forza di gravità in un moto circolare
verso l’alto che ricorda la versione compressa di un In C
dell’era internet. Ma è impossibile salire troppo in alto e
ogni ascesa porta ad una discesa, in questo caso un lento collasso.
Per fortuna non prima di aver danzato come una fiamma azzurra
purissima sull’orlo del baratro in fondo al quale rumoreggiano e
scorrono fiumi di suono. Stupido e presuntuoso il mio tentativo di
descrivere questo disco, che comunque, se non si fosse capito, è
bellissimo.
Voto: 9
Link correlati:frames