(RuminanCe/Wide 2006)
Risale al 2004 la prima apparizione di questo progetto, un pugno di concerti e l’ingresso nell’attuale band di un terzo componente; sul finire del 2005 l’incisione di questi tredici brani, primo full-lenght per questa formazione mossa dalla dinamica batteria di Julien Fernandez (già negli Chevreuil).
Il primo ascolto non aiuta a comprendere i ritmi matematici messi in campo dal terzetto, i suoi improvvisi cambi umorali circoscritti all’interno del cerchio chitarra/basso/batteria e le fugaci incursioni di tastiere.
Gli ascolti crescono ed anche una paurosa convinzione: Shellac primo periodo; le ‘schitarrate’ calcolate che ritornano alle contorsioni/convulsioni del ritmo, momenti di caos generatori di stati d’animo cupi come solo la formazione di Steve Albini sapeva tessere.
Prese singolarmente sono tredici tracce poco indicative dell’attitudine del gruppo di Nantes, ma nel complesso il disco mantiene una sua coerenza mathy, peccato poco originale
Voto: 6
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