Come Perdersi In Un Bicchiere D’Acqua.
Di Aldo Piergiacomi
H2Odio
Regia: Alex Infascelli
Colore 132 min. – Italia (2006)
Bisogna ammettere che le premesse erano tutte molto intriganti…
Film che esce (per ora!) solo in DVD acquistabile in edicola con un accattivante
marketing promozionale (con l’idea di avere un film che puoi possedere prima che
lo vedano tutti). Bel cofanetto con delle bellissime illustrazioni che forse da
sole ne valgono il prezzo…
Un regista “giovane” ed interessante come Alex Infascelli di cui abbiamo molto
apprezzato la sua opera prima, l’intrigante “Almost Blue” e, anche se in maniera
minore, la seconda (ndr. “Il siero delle Vanità”) se non altro per il riuscito
senso del grottesco che è riuscito ad infonderle.
E poi c’erano anche altre idee interessanti…
5 ragazze si autoconfinano in una casa solitaria su un isola deserta che diviene
allo stesso tempo rifugio, eremo e prigione! In tutto questo le giornate si
susseguono con la stessa ripetitività e lo stesso scansione del tempo di un
ordine monastico, che ha fra i suoi riti il ‘nutrirsi’ con solo con dei
bicchieri d’acqua che avrebbero dovuto essere purificatori…
E’ questa dieta a base d’acqua che, nei nostri tempi di masochismo
pro-esibizionismo, può essere considerata il massimo per tutti noi potenziali
anoressici. Quale cosa può farci sentire meglio che svuotarci da tutto ciò che
ingeriamo e che naturalmente non viene più considerata come energia vitale ma
diviene scoria, tossina materiale venefico. Solo l’acqua nella sua sensazione di
incorporeità può avvicinarsi al vero elisir rappresentato dall’ingerire il
“nulla”.
E poi il mutare dello scopo del confino delle protagoniste, che dall’idea
iniziale pensata per ricementare un amicizia che ormai sembrava sbiadita, si
trasforma nell’esatto opposto… L’essere insieme fa portare le amiche al
reciproco rifiuto; e le ‘sofferenze’ del corpo fanno evidenziare (invece di
affievolire) quelle dell’anima facendo trasformare e a poco a poco tutto in un
delirio collettivo dove l’Odio prevale sovrano.
Per non parlare del tema centrale del “doppio” e del rapporto che abbiamo con la
parte più intima di noi quella a volte ancora “non nata” e dei problemi che
possiamo avere quando decidiamo di farci i conti…
Insomma tutto interessante… ma allora cos’è che non funziona in H2Odio ?
(Anche il nome in fondo è una bella trovata…)
Forse che le protagoniste sembrano più irreali modelle che personaggi reali? (Ma
no… ormai le top model, ed il relativo neologismo, sono parte integrante del
nostro immaginario collettivo e si sono sempre più sostituiti ai vecchi
prototipi di bellezza!?!)
Oppure che il doppiaggio dalla versione originale in inglese (perchè?) sia così
farraginoso? (certo questo non aiuta ma in fondo si è visto anche di peggio!)
O che a volte si ricorra ad un assurdo splatter? (anche qui esempi peggiori ne
possiamo elencare all’infinito!)
Forse le motivazioni sono un po’ tutte queste e soprattutto il fatto che
difficilmente durante la visione si riesce ad essere coinvolti emotivamente,
tutto scorre via aiutato da un utilizzo eccessivo di cambi inquadratura tipo
videoclip e da svolgere il tema con un idea di fondo più simile alla
visualizzazione di semplice estetismo che alla ricerca del reale senso di
smarrimento che le protagoniste dovrebbero provare!
Forse si può infine dire che se Infascelli, nella sua prova di cimentarsi con un
film horror, fosse riuscito a catturarci di più e a renderci maggiormente
complici evitando di farci sentire semplici spettatori (alla fine pure un po’
annoiati) saremmo arrivati a dire di aver visto un opera originale e
affascinante, invece di essere costretti a pensare piuttosto ad una semplice
occasione persa.
Peccato!
Da ricordare:
il messaggio di aiuto “HEL” (help?, helène?? o hell???)
Il lento supplizio del bere trasparenti bicchieri di acqua.
L’estrazione del ‘dente’!