Di Marco Paolucci
David Gold, in arte Goldfish, professione truffatore, mago del gioco delle tre carte e della sparizione. Dieci anni e un ritorno a casa. La sua vecchia fiamma che sorta di Kingping in gonnella controlla la città, il suo migliore amico diventato poliziotto e qualcosa importante da riaprire, prendere e richiudere come nel gioco delle tre carte che piace tanto a David Gold, in arte, lo ripetiamo, Goldfish. Il come e se è/fu/sarà facile o meno, sciorinato con matita e inchiostro, tanto, appiccicoso, nero, ve lo racconta Brian Michael Bendis, in una delle sue prime opere noir con sprazzi di luce bianca, magma cupo, denso, e crudo pubblicato dall’agguerrita ed eccellente casa editrice italiana Black Velvet. Opera non eccelsa, a volte con dialoghi avvitati su se stessi e scansione vignettistica della pagina dispersiva, e svolgimento della trama che tende ad impantanarsi in tutto quel nero, ma indice di uno stile che c’è e progressivamente nel dipanarsi della sua arte il nostro raffina e mette a frutto. Piacevole “libercolo” artistico sequenziale comunque da avere, primo mattone per una casa noir che si rispetti.