(Head Records 2005)
J. Edgar Hoova è un singolare personaggio della scena underground londinese, anche se il suo nome ha palesi assonanze con il ben più celebre e discusso J. Edgar Hoover, funzionario dell’FBI, considerato per lungo tempo eroe nazionale in U.S.A., ma questa è un’altra storia. Tornando al “nostro” J . Edgar Hoova, per farsi un’idea su di lui, basti pensare che nel booklet del suo ep “Take yer dead ass home”, riguardo al suo ruolo, dichiara semplicemente: himself. In realtà lui ne è l’autore in senso ampio, nonché compositore dei pezzi e produttore. Gli altri membri , i The body removers sono: Tito Apostle alla chitarra, Naste Le Jaster al basso e come batterista un tautologico “drummer” che suona, appunto (indovinate?) la batteria. J. Edgar è anche il chitarrista di un altro folle progetto, The Roger band, un’ accattivante e interessantissima mistura di funk e psichedelia che ha all’attivo l’album d’esordio “This is the shit” prodotto dalla label Head Heritage di Julian Cope. L’ep del “solista” J Edgar: “Take yer dead ass home”, interamente registrato dal vivo a Detroit, è una botta di adrenalina che fa salire il buonumore e fa venire voglia di ballare su riff e guaiti vocali alla Iggy and the Stooges dei migliori tempi. Lo stesso Hoova definisce la sua musica “stoogerock”. Si parte con la title track che da subito ci contagia con una miscela esplosiva fra punk, garage, in bilico tra Iggy, MC5 e qualche richiamo ai primi Kiss, ai quali dichiaratamente si ispira. Nel secondo pezzo Where are we tonight? la carica espressiva di J Edgar è deflagrante ed inarrestabile, il live ne rende benissimo l’efficacia, corroborato per le parti vocali da una serie di coretti acuti e grotteschi quanto basta per farceli già amare e canticchiare. Si continua con Release the hounds, che attraverso le liriche acide e la lead vocal di J. Edgar tuona come uno scherno verso il pubblico, cadenzato da una ritmica minimale, ma vigorosa e incalzante, su chitarra elettrificata che sorregge come una macina trita-suono essenziale, metallica e distorta. Si prosegue con I’m going to hell, con un bel riffone che fa il verso ai Deep purple, l’esasperazione di J. Edgar lo porta ad incarnare un Johnny Rotten infernale dei tempi nostri, il ritornello è di un’orecchiabilità schizoide ed invasiva. Come contrappunti dalle valenze quasi surreali arrivano le trombe, che danno alle sonorità garage- punk- noise un sapore ancor più stupefacente. L’ultimo pezzo, Dont fuck with Roger, è irriverente (sin dal titolo), giocoso, esuberante e disarmante, ritmicamente un 4/4 incisivo tipicamente rock’n’roll, degna conclusione di questo ep corrosivo e folle. Del signor J. Edgar Hoova, che ha preso lezioni dal buon vecchio garage made in USA e dalla storica “Iguana”, ne sentiremo parlare. State in ascolto, lo merita davvero.
Voto: 8
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Autore: gloria777@alice.it