(La Locomotiva/Venus 2006)
Stefano Giaccone è noto e benemerito per il fondamentale contributo dato – come autore, cantante, chitarrista e sassofonista – a seminali esperienze della musica italiana (basterebbe fare i nomi di Franti e Kina): dal 1998 ha intrapreso una vera e propria carriera da solista (con tre raccolte di brani all’attivo), prima sotto lo pseudonimo di Tony Buddenbrook poi col suo vero nome.
Questo ultimo “Tras os montes” è stato registrato nel 2005 in Galles, sotto l’attenta supervisione dell’arrangiatore Dylan Fowler. Sostanzialmente – in parallelo alle produzioni della antica sodale nei Franti, Lalli – Giaccone si dedica ad un nobile, tradizionale cantautorato che ben si giova dei raffinati impasti strumentali “jazz-folk” di Fowler (bravo ad utilizzare trombe con la sordina, pianoforti soffusi e bassi acustici senza scadere nella melassa), soprattutto quando i brani si liberano dell’ingombrante modello di Ivano Fossati (che schiaccia, nella musica e nel testo, principalmente Canzone con dito medio). In generale, Giaccone e Fowler sembrano gestire meglio i momenti intimistici – per esempio, Tuo per sempre, cover di Totally Yours dell’ex-X John Doe, autore che con il torinese presenta qualche somiglianza, o la versione alla Tenco di La neve dei 24 Grana – rispetto ai radi tentativi di alzare il volume del discorso musicale (Ridere). Anche i testi sono altalenanti, passando dalla chiusa retorica di Nessuno chieda e della succitata Canzone con dito medio al convincente impegno di Morecambe Bay o alle riflessioni pacate di Falsa cronaca dell’abbandono.
’Tras os montes’ piacerà a quelli che cercano alternative ai soliti noti, “grandi” autori italiani (bisognerebbe però interrogarsi se questi ed il pubblico di riferimento siano interessati a “nuove scoperte” – horribile dictu per Giaccone, sul palco oramai dagli anni Settanta).
Per contattare la casa discografica: info@la-locomotiva.com
Voto: 6
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