( Digital Hardcore Recordings/Nic Endo/Wide 2005)
Per definire questo nuovo disco di Alec Empire basta citare i titoli di due brani di questo suo “Futurist”: Night Of Violence e Overdose. Più che di una notte di violenza sarebbe bene parlare di una botta di violenza, perché questa è l’impressione che lascia nell’ascoltatore questo disco. Cattivo, violento, senza compromessi. Nessuna concessione ad arzigogolature costruttive nelle canzoni, pochi accordi, sparati a turno o con una velocità devastante o con una pesantezza sugli accenti ritmici da spaccare le orecchie e la cassa toracica di chi ascolta. Rispetto ai tempi degli Atari Teenage Riot, grande gruppo seppur dalla vita breve, cambia poco. Probabilmente la durata dei pezzi, che passano da una media di un paio di minuti a quella di tre e mezzo, con punte addirittura di quattro minuti quattro. Ma la formula resta lo stessa. Un’ attitudine punk sia nella composizione che nella struttura delle tracce, ma con sonorità assolutamente industrial, con chitarre, synth e batteria dai suoni sporchi ma quanto mai elaborati. Ci si può immaginare, proprio per essere chiari ma anche estremamente grossolani nel paragone, qualcosa di simile a Marylin Manson o ai Nine Inch Nails, con molta più cattiveria ed onestà compositiva del primo e una semplicità compositiva molto inferiore ai secondi. Comunque la si veda il disco pompa, e scusate il termine discotecaro ma migliore espressione non c’è, tanto che, per esperienza personale, sconsiglio di ascoltarlo guidando, che poi ci si immedesima con gli inseguimenti americani e ritirano la patente. Battute a parte, le già citate Night of Violence e Overdose, più Gotta Get Out, Point Of No Return e Vertigo, tutte di fila nel disco, sono una carica di adrenalina fenomenale. Sicuramente non è un disco da tutti i giorni e momenti, soprattutto se incorrete in una grave cefalea, però da una buona carica. Dall’altro lato, citavamo prima il pezzo Overdose, perché il grosso difetto di questo album sta proprio nei suoi punti di forza, la semplicità delle strutture dei pezzi, la ripetitività delle sonorità e dei suoni utilizzati, l’eccessiva similitudine dei pezzi fra loro. Alla lunga l’ascolto del disco può risultare noioso. Mentre i singoli brani non annoiano mai, il disco nel suo complesso un po’ è debole sulla lunga distanza. Ma d’altronde anche la ripetitività era uno dei cardini del futurismo.
Voto: 7
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Autore: emmenne76@tele2.it