(Mosz/Wide 2006)
Che dire di Mark Nelson, ci sarebbe molto da dire ma forse la cosa più rilevante è che negli ultimi anni si è affermato come uno dei pochissimi ed imprescindibili punti di riferimento dell’ambient moderna. I dischi all’attivo del suo one man project Pan American sono tutti delle preziose gemme, il suo ultimo “Quiet City”, poi, si è rivelato in soli 2 anni come un autentico capolavoro. 2 anni che sono valsi appena ad esaurire un disco onirico e dal fascino così criptico, sconfortati dal totale silenzio mediatico attorno la figura di un artista schivo, per poi ritrovarci spiazzati di fronte ad un cambio di label e alla quinta tappa di questo avvincente percorso. “For Waiting, For Chasing” non è esattamente il prosieguo di “Quiet City”, Nelson mantiene una particolare attenzione verso le strumentazioni acustiche ma stavolta lo fa tornando all’elaborazione digitale in maniera più sensibile e avvalendosene con straordinaria consapevolezza; restano comunque in evidenza i suoni processati di fiati, di piano e di cimbali. 7 landscapes in totale, eterei, di diversa luminosità e generalmente posizionati in una dimensione surreale che via via si va sempre più immobilizzando e smaterializzando. Inutile, al solito, fare il punto sui mood che si attraversano durante l’ascolto, un ascolto che, mai come adesso, invita a dissolversi assieme ai drones, assieme a melodie circolari, sfocate, distanti eppure cosi meravigliosamente intime. Una musica, questa, alla quale è impossibile non arrendersi, alla quale definitivamente abbandonarsi.
Voto: 10
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