(Autoproduzione 2005)
Al crocevia tra Mogwai e Marlene Kuntz, da Verona arrivano i Mindfield, con questo “L’Incorruttibile Bellezza Delle
Distanze” alla prima uscita autoprodotta; l’inizio è affidato a Intro, cupi umori chitarristici impiantati su una base elettronica
sognante e distante che chiama in causa i Massive Attack, con il con il fresco ricordo dei Massimo Volume ancora in testa:
ottimo il testo declamato con una bollente glacialità. Episodio migliore del disco, peccato sia relegato, anche nel titolo, a semplice
introduzione.
Con la seconda, interminabile L’abbandonarsi, i Mindfield mettono da parte l’elettronica ma continuano a dilatare la loro musica,
rallentandola fino a trsformarla in sogno, senza per questo disdegnare estemporanee esplosioni sonore; forse un qualcosa dei Tool nelle
linee vocali.
Non male nemmeno il breve strumentale che dà il nome all’album, stessi riferimenti (Mogwai e Marlene) ma con una dose di malinconia in più;
non convincono invece le successive Prima e Fragile, chitarre un pò povere e ingenue qua e là, e certamente sottotono il
cantato, scontato e prevedibile, al di sotto di quanto ascoltato fino a questo punto.Si conclude, stupore, con Outro, un altro
strumentale che riprende e modifica il tema iniziale, dipingendolo con tinte aggressive e ancor più elettroniche, una nuova veste che non
dispiace.
Ancora troppi alti e bassi per avere una prova davvero convincente, ma le carte in regola, questo è certo, ci sono.
mindfield_it@yahoo.it
Voto: 7
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Autore: alealeale82@yahoo.it