(Sketchbook / Goodfellas 2006)
Già, perso e ritrovato. Non c’è titolo più calzante per il vecchio Johnston. Il mondo ha infatti cominciato davvero ad accorgersi di lui solo dopo la pubblicazione dell’album “Fear yourself” del 2003. E dire che il nostro ha iniziato a registrare cassette ad inizio ’80. Ora finalmente è il momento della rivincita: prima un tributo a lui dedicato da parte del gotha dell’indie-rock americano, poi riconoscimenti un po’ da tutte le parti e ora questo disco nuovo di zecca. Vi chiederete come mai tanta attenzione. La risposta è che Johnston è un adorabile personaggio: pingue, depresso, disadattato, con qualche (qualche?) rotella fuori posto. Ma adorabili sono anche le sue canzoni, che non potrebbero meglio rappresentare il loro autore. Rock strampalati da applausi (Rock this town), ballate stonate al pianoforte (History of our love), ironia (The Beatles, Country Song) e autoironia (Mrs. Johnston) a palate e tanti gioiellini grezzi come It’s impossible e Foolin’.
Insomma una sorta di manuale del lo-fi pensiero. Senza parlare poi di quella voce, talmente gracchiata e indolente, che al confronto Steven Malkmus sembra un cantante di pomp epic-metal.
Lunga vita a Daniel!
Voto: 8
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