(Madcap Collective / Under My Bed / Eaten By Squirrels 2006)
Dal booklet sembra che il disco sia un piccolo trattatello teorico, un paper che descrive asetticamente il processo di realizzazione. La precisione da ricercatore universitario non mina invece la spontaneità del risultato: un disco di folk noise che riprende in maniera sbilenca la lezione di Nick Drake e dei Sonic Youth.
Se già si era sentito il bisogno di mescolare il folk con l’electro di Nathan Fake, qui si prende un’altra strada, sicuramente più intimista e riservata ma che insiste sull’aspetto produttivo, sul suono puro. La voce di Stefano S. si amalgama alla perfezione e costruisce dei quadretti pensosi e distanti, slavati e appena mascherati dai feedback e dai riverberi delle chitarre.
Il disco mantiene una tendenza progressiva nell’iniziale A May Afternoon, prosegue con una ballad intimista (Clinical Shyness) che ricorda qualche peculiarità shoegazing dei primi anni 90, propone noise schitarrato in The Wish Taker con arpeggi lunghissimi autorigeneranti e vocalizzi un po’ melò, torna alla forma canzone/ballad in (I Fear) Time. Words e conclude con una stupenda perla acustica piena di echi (To Apologise) che non sfigurerebbe in un tributo all’appena compianto Syd Barrett.
Un ripescaggio di outtakes e B-sides (il disco infatti si basa su vecchi nastri mai pubblicati) che ci fa assaporare con gioia attimi zen, sguardi e ricordi che tornano a uccidere, in modo dolce e silenzioso, personaggi di un limbo a metà tra il diabolico e l’angelico.
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Voto: 8
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