(Fat Cat Records/Wide 2005)
Sesto album in 5 anni per gli Animal Collective che stavolta si presentano al completo con il rientro degli altri due membri originari, Geologist e Deakin, ad affiancare Avey Tare e Panda Bear. Ed il risultato è, ancora una volta, sorprendente.
“Feels”, infatti, ulteriore passo avanti nel percorso di ricerca musicale del gruppo, suona veramente come qualcosa di mai sentito prima.
Complice la presenza del violinista Eyvind Kang e della pianista Kristìn Anna Valtysdòttir (già nei Mùm), questo nuovo disco si presenta molto più variegato e ricco di suoni, più Pop se vogliamo, rispetto agli episodi precedenti.
Elemento portante è ancora una volta la voce di Avey Tare che, sempre più utilizzata come uno strumento vero e proprio, fra grida isteriche, falsetto e momenti più dimessi, dà vita a melodie sublimi e maestose che si innestano sul solito flusso di suoni ipnotico e psichedelico.
Did You See the Words, Grass (probabilmente il momento più alto del disco) e The Purple Bottle sono fra i brani più scanzonati e vivaci che i quattro abbiano mai composto: tutto un rincorrersi di arpeggi di chitarra, melodie evocative, tamburo battente, delicatezze di pianoforte e avventurosi intrecci vocali che rimandano ai Beach Boys. Flesh Canoe è uno splendido affresco psichedelico e fuori dal tempo con echi di Syd Barrett e primi Pink Floyd.
Bees, acustica e dimessa, è più vicina alle atmosfere pastorali del precedente “Sung Tongs”.
Banshee Beat è puro splendore: otto minuti magici ed incantati sorretti da una melodia rarefatta e toccante e da ipnotici drones di chitarra.
Daffy Duck e Loch Raven, dilatate e sognanti, sono due episodi quasi ambient.
Turn into Something, a chiudere, è un country elettro-acustico sguaiato ed esuberante con una melodia fantastica che termina in una coda dal sapore ancestrale e lisergico.
9 canzoni che crescono dopo ogni nuovo ascolto. 9 gioielli che ipnotizzano e rapiscono lasciandoti a bocca aperta.
Se non è un capolavoro poco ci manca.
Voto: 10
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