Sedia ‘The Even Times’

(Wallace Records/Audioglobe
2006)

 

Sedia. C’è poco da fare, per me è proprio
un nome “cazzuto”. Un nome così fuori posto e allo stesso
tempo dannatamente dentro. Un nome che sa di forme squadrate, di
forza, di stabilità. Tutti termini che ben si addicono al
secondo album del giovanissimo trio, nelle cui fila milita il poliedrico Mattia Coletti, anche se la stabilità di
cui sopra in questo caso è a dir poco terremotante. Niente
prigionieri per questa musica che va subito al sodo, precisa e
infallibile, piegando e sottomettendo, facendo tremare muri e ossa.
Una letale miscela di noise, math, post-punk e schizofrenia: Shellac,
Unsane, Ruins, Dazzling Killmen, The Ex,
Contortions ammutoliti e tirati su in cattività per
infine tirare fuori a calci dalla gabbia una bestia accecata dalla
rabbia che azzanna e tira, tanto prima o poi qualcosa si stacca. Solo
37 minuti, paradossalmente quasi troppi, data l’intensità di
questa danza rock da fine del mondo, che sembra svolgersi sotto un
cielo tempestato di bombe. Gli ingredienti per realizzare “The Even
Times” sono pochi e apparentemente semplici ma i risultati
devastanti, quasi fosse l’equivalente musicale di una molotov, a base
di ritmi sincopati e compressi, giochi di incastri millimetrici,
strumenti branditi come mazze, imboscate e improvvisi assalti
all’arma bianca che paiono essere eseguiti in apnea. Il feeling alla
fine è quello di uno strano funk, nevrotico, epilettico,
dissonante, che non sta mai fermo se non per sprofondare in una melma
malsana e scura, come ad esempio in Das Kabinett Des Doktor
Magistralisss
dove l’iniziale
attacco a rotta di collo diventa un lenta e angosciante discesa nelle
tenebre. L’iniziale Gingilletti procede
a scoppi intermittenti, una continua e disperata defibrillazione
della materia rock, mentre The Battle Of Electric Svali
è una gara di nervi nel suo minaccioso girare in circolo,
sembra esplodere da un momento all’altro, ma per gran parte si
trattiene disciplinatamente, sia pure a denti stretti. Appropriato il
congedo negli attimi finali del brano posto in chiusura Foret
de Mimoses
, che rilascia le
ultime energie in un catartica esplosione magmatica, che tutto brucia
e travolge. Materiale altamente infiammabile, maneggiare con cura e
tenere lontano dalla portata dei bambini.

Voto: 7

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