Dirty Actions Tribute

 

 

 

 

Crack! Fumetti Dirompenti – 10 giugno 2006 – Roma – Forte Prenestino.

 

Foto Di Roberto Agostini

           robertoagostiniroma@gmail.com

Interventi/recensioni di Simone “Sim” Lucciola e Di Michele Mordente

                       simone@lamette.it                            m.mordente@libero.it

Bevuto, avevo bevuto. Diciamo che veleggiavo in quel particolare stato di grazia in bilico tra il crash etilico e la percezione più attenta e sintetica del movimento. Me ne sono reso conto solo il giorno dopo, quando ho visto i miei scatti che immortalavano i Dirty Actions. Johnny vestito di bianco, in movimento perenne – a metà tra un drugo uscito dal Korova Milkbar e un performer sonoro di bowiana memoria. Inizio a credere realmente che Gianfranco abbia un alter ego, non sembra costantemente la stessa persona. Quello che so per certo, invece, è che appena la chitarra attacca il giro di accordi reiterato di “Rosa shocking”, la differenza tra Dirty Actions Tribute e Dirty Actions degli ottanta si perde nel dimenticatoio. L’approccio è tipicamente ‘70’s, di scuola Iggy Pop: Johnny che salta, corre, si piega, disegna nel vuoto, e la band che lo sostiene con un rock duro, cercando il più possibile di evitare la collisione. Il pubblico punk ormai non è più abituato a questo tipo di cose: si aspetta di dover pogare furiosamente su una serie di stop and go e mid-tempos e ogni volta che vede qualcosa di primordiale rimane basito a due metri dal palco, non sapendo esattamente che cazzo fare, e soprattutto, chiedendosi se è sicuro o meno avvicinarsi a un cantante che non ostenta alcun tipo di rabbia e incazzatura sociale ma che in compenso sembra genuinamente folle. Lo straniamento naturalmente è aumentato con la new wave pura di pezzi come “Bandana boys” e “Museo di Lombroso”, mentre altri soggetti sociali – tra i quali il sottoscritto – non solo erano perfettamente a loro agio, ma anzi non potevano cascare meglio. Un tuffo negli anni che furono (un po’ anche miei), giusto per capire quanto quelle sonorità siano ancora attuali rispetto a tante zozzerie che fanno adesso, spesso impeccabili quanto pietosamente inutili sia dal punto di vista espressivo che della sperimentazione musicale. Tanto per intenderci: a chi altro sarebbe venuto in mente di rispolverare “Mongoloid”, se non alla reincarnazione dei figli del demonio? E a questo punto anche io mi sono ritrovato magicamente sul palco: mi ci ha proiettato il mio istinto, giusto in tempo per sentire le prime note di “I wanna be your dog” degli Stooges. Il bassista dei nostri insisteva perché mi appropriassi del microfono, e io non aspettavo altro: ne è venuto fuori un duetto con Johnny che entra per direttissima nella lista delle mie memorie migliori di tutti i tempi, che poi sono anche le più apparentemente improbabili. Chi non c’era – per quanto mi riguarda – può iniziare da subito a inginocchiarsi sui ceci.
E che siano ben crudi, mi raccomando, voglio che le rotule se le buchi.

Simone “Sim” Lucciola  

 

COMMENTO PER DIRTY ACTION TRIBUTE AL CRACK!

Confidando nell’estrema elasticità degli orari segnati nel programma del romano CRACK! FESTIVAL, che definire indicativi è un eufemismo, sono arrivato nei pressi del palco puntualmente a concerto già iniziato. Cose se, poi, non bastasse il mio impaziente ospite romano mi ha trascinato via ben prima della conclusione… ma quel che ho visto è stato, comunque, a dir poco dirompente, rubando per comodità il sottotitolo alla manifestazione che ha ospitato l’autocelebrazione di Gianfranco Grieco + Dirty Action-nuova formazione.
Nella mezz’oretta che mi hanno visto spettatore, i miei occhietti impauriti hanno assistito all’evocazione del demone albino Johnny da parte dello sciamano Gianfranco Grieco. Ne è seguita un’inquietante e densissima performance, durante la quale gli spettatori in bragalarga e piercing d’ordinanza si sono tenuti a debita distanza dal palco per non incappare nell’ira del demone Johnny (nuovamente libero dopo un quarto di secolo), che minacciava costantemente di incenerire i presenti col suo sguardo diabolico!
La rete bianca indossata dallo sciamano non riusciva affatto a contenere la furia demone, che ha trascinato il malcapitato ma felicemente consenziente Grieco su e giù dal palco per tutta la durata del suo folle esorcismo in salsa punk.  Non ho – come già detto – assistito all’intero amplesso, e temo che della serata non esista una registrazione video… dovrò accontentarmi, per le mie solitarie fruizioni onanistiche, delle numerose foto del concerto che già circolano sui soliti siti hard.


Michele Mordente