(Ants / Silenzio-Distribuzione 2005)
Hugh Davies è stato uno degli esponenti più importanti del panorama musicale contemporaneo. ‘Tapestries’ può essere considerato il “testamento elettronico” dell’artista, una raccolta di cinque brani che rappresentano una sintesi bella ed efficace, utile per avvicinarsi alla sua opera.
La natura dei brani prende spunto, come sottolineato dallo stesso Davies, dall’esperienza tedesca di Stockhausen (vengono citati dall’autore due brani come Kontacte e StudieII), e si nota infatti nel lavoro un richiamo al primo periodo di sperimentazione dell’artista tedesco.
Sono i suoni meravigliosamente sintetici prodotti dalle macchine di Davies a creare la stupenda sensazione di riscoperta di quella caratteristica timbrica e sonora tipica dello studio di Colonia, che rivive nell’esperienza musicale dell’autore inglese.
Sarebbe per una volta utile non cadere nel tecnicismo numerico che avvolge la letteratura musicale che affronta temi simili, ma lasciarsi andare ad una definizione più propriamente passionale e disincantata sul valore estremo ed “estremamente simbolico” di questo disco. ‘Tapestries’ racchiude in se la bellezza di una vasta gamma di suoni artificiali, “di laboratorio”; mostra una sua natura profondamente artigianale fatta di cura certosina per ogni singolo suono e per le coordinate attraverso le quali si muove nel tempo e nello spazio. La “ants” ci ha portato ancora una volta alla riscoperta di cinque perle sonore e di un’ artista eccezionale, al quale andrebbe sicuramente dedicato un approfondimento. Per questo in un futuro non lontano ci rifaremo vivi con un approfondimento sull’arte e la vita di Hugh Davies. State Connessi.
Voto: 8
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Autore: fortericki@hotmail.com