(Mescal/Sony 2006)
Cesare Basile è un grande cantautore. Meglio giungere immediatamentea al succo della questione almeno evitiamo inutili fronzoli e giri di parole. Cesare Basile è un musicista che ha gli strumenti adatti per raccontare storie, per fare in modo che gli altri, chiunque, si fermi ad ascoltare e riascoltare. Come è capitato allo scrivente che si è fermato, inizialmente non volendo quasi obbligato da doveri recensori ad ascoltare per stilare una recensione come di dovere. Ma che poi si è messo comodo a riascoltare, un’altra volta ancora oltre alle canoniche, e ancora. Fino a giungere a questa semplice conclusione. Che, ripeto, Cesare Basile è un grande umile sincero cantautore. Che prove ho per avallare la mia tesi? Questo album ‘Hallequin Song’ e a caso alcune canzoni o poesie in musica. Dal cranio, la traccia iniziale, un roots blues miscelato con salsa agrodolce, Finito Questo, delicata amara riflessione sulla colpa; ancora Fratello Gentile con Manuel Agnelli altra voce sanguigna di accompagnamento, nevrotico blues, filo di ragnatela acustica che avvolge il disco, e ancora, non ne viene saltato uno di brano, si segue la rigorosa lista perché non è possibile saltarne qualcuno, ognuno costituisce un tassello della ricerca della imperfetta blues song. Continuiamo: Odd Man Blues con Hugo Race come ospite, desolato rock stralunato di superficie aliena, Il deserto sbilenco e ubriaco walzer di malinconica e agrodolce bellezza. E ancora, Dite al Corvo che va tutto bene, sgangherato folk/pop con John Parish al bajo che muove i fili delle marionette che ballano sorridenti. Conclusione: cercatelo.
Voto: 9
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