(Dscus-Music 2006)
Scarse le notizie afferrate in giro – per via web e non solo – incuriosite dal testimoniare l’attività artistica e ‘operativa’, con una classe da sicuri outsider, concretizzata – individualmente – dalla coppia di musicisti che risponde ai nomi di Sonic Pleasure e T.H.F. Drenching.
Tra le rarissime voci corse nei corridoi ombrosi dell’improvvisata radicale, più oltranzista e ‘punk’ che ci sia, si viene a conoscenza di un loro passaggio mirato per vie capitoline; i due sono stati protagonisti di un live, spalla a spalla, inserito nel variopinto programma della seconda (fantomatica quanto interessante) “Conferenza Internazionale di Zappologia Esemplastica”: in cui tutti i partecipanti, invitati ad intervenire, cimentano il loro gusto per le musiche di Zappa, dando respiro ad opere/performance/improvvisazioni dove il trait d’union e la forma mentis traggono linfa vitale dall’opera di Frank.
Valicata questa parentesi su due figure poco note, conosciamo l’altro componente del trio che, nella fattispecie di Mick Beck, non desterà (spero) ulteriore curiosità ai lettori di Kathodik*, vista la sua militanza stagionata dentro il giro Discus-siano con Martin Archer e l’estesa vicinanza alla scena improv-jazz di Sheffield – e britannica in generale.
Proprio un accostamento bizzaro di strumenti, quello che viene realizzato dai tre: fagotto, sax tenore, dictaphones, voci, flauto e mattoni, quest’ultimi, suonati nel vero senso della parola dalle mani-animiste di Sonic Pleasure.
Un terzetto che appare giovane nella vita e nelle idee il cui merito è quello di unire, in modo bilanciato ed originale, attimi di micro-improvvisazione zen con frangenti più grezzi ed informali. Getti di lontana e naturale Animist Orchestra (l’indimenticabile combo guidato dal californiano Jeph Jarman) si infiltrano qua e là: negli interstizi corrosi di For Sue, con dei curiosi dialoghi di jazz o nella title track, con scampoli di improvvisazione scombinata ed a larga presenza di oggetti percossi. I quattro momenti distaccati di Case Study aiutano ad intercettare in maggior misura la verve de-frammentata del trio, ma anche il loro versante spirituale, del quale si colgono spunti rilevanti durante il solo di flauto – stemperato – del no.4 che emana in ‘lontananza’ scampoli di melodia ispirata all’Oriente.
*E’ stato pubblicato poco tempo fa sulle pagine di Kathodik un articolo intitolato ‘Discus Latest (improv) release-s’ che ampliava lo sguardo sulle ultime produzioni dell’etichetta ideata e curata da Martin Archer.
Voto: 7
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