(Touch & Go / Wide 2006)
Per i suoi 25 anni, la chicagoana Touch & Go si è fatta un regalino davvero niente male, non c’è che dire.
A un solo anno di distanza tornano a farsi vivi i Supersystem dopo l’ottimo “Always Never Again”, che aveva visto non solo il cambio di nome (ex El
Guapo) e di etichetta (ex Dischord), ma anche l’apertura a sonorità esplicitamente electro-punk/funk, molto popular, forse spinti dal successo di band quali
!!!, Out Hud e compagnia bella.
Questo nuovissimo “A Million Microphones” mantiene intatta la freschezza dell’album precedente ma emana anche quella sensazione di ricerca sonora che
caratterizzava “Fake French” e soprattutto il penultimo El Guapo, “Super/System” (…che groviglio di nomi!), del 2002; non che questo significhi un passo all’indietro
per la formazione di stanza a Washington e New York, costantemente impegnata nella ricerca del perfetto sound del terzo millennio: stavolta per raggiungere
l’obiettivo Cafarella, Moyer, Cohen e Blair mettono in campo una gamma stilistica davvero ampia, amalgamando nel modo più naturale possibile elettronica, funky,
hip hop, world music, punk rock, ’80 sound e molto, molto altro ancora.
E viste le qualità dimostrate in passato, possiamo solo aspettarci il meglio dai quattro.
Apre le danze, è proprio il caso di dirlo, Not the concept, il pezzo più potente del disco, denso di bassi pompati, scariche di synth e frammenti di chitarre
rimessi insieme in qualche modo, non è lecito sapere come; se l’apertura mostra una certa continuità con “Always Never Again”, la successiva The lake
richiama alla mente le melodie di “Fake French”, ma seppellisce il passato con dosi massicce di elettronica e ritmi tipici del nuovo corso.
Seguono, in ordine sparso, altri brani trasud-adrenalina quali The only way it’s ever been done, The pinnacle of experience, certo la più hip hop del
lotto, e White light / White light, un electro-punk anfetaminico in cui è difficile trovare altri riferimenti al secondo album dei Velvet Underground al di là del
titolo.
Eagles feeing eyres è invece uno dei brani più tranquilli e interessanti dell’album, con la sua intrigante melodia pop, accompagnata dai soliti germi di musica
nera, adagiata su un tappeto di arpe sintetiche capaci di creare un’atmosfera estatica ed onirica.
Ritmiche di stampo tribale vanno invece ad impreziosire Joy e Prophets, esemplari brani di world music elettronica in cui emerge appieno l’anima di
George Clinton e dei suoi Funkadelic (specie nella seconda); Earth body air e The city fanno pensare ai New Order primo periodo,
attualizzati però al 2006; chiude il discorso Revolution summer, sorta di requiem non certo funebre in perfetto stile Supersystem.
Incredibile come di album in album i Supersystem/El Guapo riescano a tirar fuori dal loro cilindro sempre nuove magie, giocando con elementi di volta in volta
nuovi e differenti tra loro senza perdere nemmeno per un attimo il filo del discorso, il bandolo della matassa, ovvero la propria forte identità (i Supersytem è
possibile confonderli solo con gli El Guapo, e viceversa) e il cammino di evoluzione sonora intrapreso, che non si sa dove, e se mai, arriverà.
Un disco godibilissimo nonostante la complessità, e soprattutto capace di rivelare infinite sorprese ascolto dopo ascolto: un finto pop, quello dei Supersystem.
Voto: 9
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Autore: alealeale82@yahoo.it