(Baskaru 2006)
Salvatore Borrelli aka
(etre) ci ricorda in
maniera convincente che al glitch si può (deve); sopravvivere.
In questa sua prima uscita ufficiale
(etre) congegna una raccolta ben calibrata di brani post
estremamente riusciti ai quali molti altri artisti elettronici
dovrebbero prestare (almeno) un ascolto.
Il vecchio glitch
nelle mani di (etre) diviene ingrediente fra i tanti, perde in
pesantezza e ne guadagna in aroma; si tramuta in puffo dispettoso
che prova a dettar legge in queste composizioni inquiete e curiose
senza riuscirci.
Da
queste parti non siamo in presenza di muri di suono sgretolato
digitalmente che non vuol dire un cazzo, un
salutare approccio surrealista soffia sull’insieme e soprattutto non
si perde mai di vista la struttura compositiva generale. Con
tocchi (quasi) pittorici (etre) riesce nella difficile
evoluzione/devoluzione di un genere che più di un ferito (se
non proprio morti) si è lasciato alle spalle.
Apre
subdolo con Anatomy Of This Faded Flower in
chiave post–Fennesz
(di
un tempo) ma con maggior insistenza (costipazione) ritmica, carbura
lentamente con gli spasmi dub/nu electro di From The Parallel
Line, Before And After Me e poi comincia a piazzare degli ottimi
colpi come la superba Dogs From My Childhood: Multiple White.
Bellissima, loops
di chitarra in arpeggio e passaggi slide; detriti digitali armonici a
solcare lo spettro e ritmica sotto pelle a compattare il tutto.
Formula
ottimale, febbricitante (naturale) contaminazione stilistica,
l’ascolto si tramuta in una faccenda intrigante; (tutto o quasi) il
contrario di certe prove di coraggio auditivo alle quali spesso ci si
sottopone ignari.
Non ti lascia
fuori da solo al freddo.
Concede
discretamente senza soffocarti sotto una valanga di schegge
impazzite.
Agilmente,
in maniera svagata ma lucida elude il pantano della noia insorgente
che si presenta in certi casi, i deliziosi inserti fiateschi che si
accompagnano all’acustica stroboscopica di Don’t Ask Me Why Rain
Becomes Hail; finalmente
qualcosa di spassoso oltre che intenso!
Plunderfonia
sensibile, visione cinematica, tessere sonore che si cortocircuitano
fra loro e si rigenerano in organismi leggeri ed affascinanti.
Ogni
tanto la rotta viene persa ed affiorano lungaggini antiche, ma questo
non è un problema; questo è soltanto l’inizio di un
percorso che potrebbe sorprendere.
And You Are Free In The Icon Of
Neurotic Realism tratteggia un
altro godibilissimo incontro/scontro digitale/acustico sulle ali di
una chitarra folk, nervosa e reiterata; lascia spuntar il sole da
dietro le nubi.
Chiusura
naturale di grande effetto con il deliquio romantico sinfonico di
When You Cry For The First Time On This Earth,
e non si può chieder di meglio; malinconico sogno distorto.
La
francese Baskaru azzecca
l’ennesimo colpo dopo il superbo Urkuma e
l’ottimo Ent;
ma possibile che per far uscire questi lavori bisogna rivolgersi in
Francia?
Ottima
confezione e video finale di grande effetto di Virgilio Villoresi
e Giuseppe Chiesa.
Cosa
chieder di più?
Ora
ad (etre) tocca andare oltre; questo è soltanto (ottimo!)
scaldar i muscoli.
Voto: 7
Link correlati:www.baskaru.com