(I dischi di Angelica/ReR Megacorp 2006)
Il lungo pezzo – un’ora – di Antonio Della Marina nasce nel 2001 come installazione audio; è formato da una serie di loop di sinusoidi di differente durata accordate in just intonation. Su queste tracce sono stati inseriti in seguito effetti di tremolo e sono stati modificati alcuni inviluppi in modo casuale.
Questa è la tecnica, ma la pratica? Il pezzo sembra uno di quei drones di Brian Eno mescolato a qualche battimento sfasato minimal à la Grossi o a qualche pulsazione bassa che ricorda il phasing naturale del Reich di Music for 18 Musicians.
La riduzione su CD limita inevitabilmente le possibilità di percezione della casualità insita nell’installazione (16 tracce ridotte a due); l’effetto ottenuto è comunque pienamente riuscito. Il suono pulsante e la mescolanza di fading in e out riescono a costruire un’ambiente che pulsa, quasi come il colore nei quadri di Rothko, un’instabilità statica che riesce a staccarsi dall’astrazione compositiva per sfociare in un’organicità invisibile ma palpabile.
L’ascolto richiede molta pazienza (soprattutto per chi non bazzica per i territori ambient), ma una volta superata la barriera della mezz’ora il drone si impossessa di noi e non ci lascia più.
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Dischi di Angelica: www.aaa-angelica.com
Voto: 7
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