(Effervescence/Risonanza Magnetica 2006)
“Folk”. Se si fosse costretti a cimentarsi con il giochino di definire in un unico aggettivo “I Hope You’re Well, I Am And I Send You My Fingers”, la parola chiave non potrebbe che essere “folk”.
Vincent Dupas, il nome che si cela dietro l’omerica sigla My Name Is Nobody, deve essere cresciuto nell’ammirazione di Nick Drake, Leonard Cohen, Johnny Cash, Simon & Garfunkel e di tutta quella schiera di cantautori country-folk dal piglio malinconico, delicato e a tratti sofferto: solo così si spiegano piccoli gioielli come I Say Hello To The Pale Moon, Hands Made Of Gold, la dedica a tempo di valzer di My Brother’s Wedding Song o la spigliata Last Night I Dreamt Three Times, che nel frizzante refrain richiama alla memoria i Belle & Sebastian di “If You’re Feeling Sinister”; per non parlare, poi, di My Dear Friend, che alterna un arpeggio di chitarra in punta di piedi (degno dell’Ed Harcourt bucolico di Wind Through The Trees) ad un crescendo irresistibilmente malinconico, o ancora di I Gave Up With My Neo Hippie Thoughts, che mescola le armonie vocali di Simon e Garfunkel all’umore teneramente malinconico di Nick Drake.
Sam Beam sarebbe contento di questo suo cugino francese, capace di tratteggiare con tanta grazia gli undici raffinati quadretti acustici che compongono la raccolta. Quasi sicuramente “I Hope You’re Well, I Am And I Send You My Fingers” non entrerà nella top ten; anzi, molto probabilmente non farà capolino neppure nella top fourty, ma che importa? E’ un disco delizioso, ed è questo che conta; è questo ciò che rimane davvero. Non i milioni di copie vendute, ma il calore di una carezza…
Voto: 7
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