Freckle Wars ‘Ecstatic Sunshine’

(Carpark Records/Goodfellas 2006)

I Freckle Wars sono un duo tedesco composto da Mattew Papich e Dustin Wong, entrambi ottimi chitarristi con una passione per John Fahey e il folk psichedelico, i Ramones, i Sonic Youth e la musica grunge. Con “Ecstatic Sunshine”, il loro esordio discografico per la Carpark Records, realizzano un’ardita (e, almeno sulla carta, improbabile) fusione tra questi generi, tratteggiando dodici brevi bozzetti strumentali dal mood nevrotico. Per l’approccio indie e la vena decisamente free form dei pezzi, il lavoro richiama vagamente alla memoria il John Frusciante di “Niandra Lades” e il Roy Montgomery di “And Now The Rain Sounds Like Life Is Falling Down Trough It”, ma senza la passione per il blues “agonizzante” del primo e il misticismo trascendentale del secondo.
L’apertura, affidata a Ramontana, alterna con nonchalance briose chitarrine di stampo folk, grezze accelerazioni rumoristiche e un giro punk à la Ramones. Beetle e Tuscan sono infiorettate di dissonanze metalliche e sporcizie sonore assortite. La quinta traccia è l’isterica Wavechop, che oscilla tra ricami orientaleggianti, bassi punk e deliranti cacofonie grunge-noise. Pocketnife è ciò che rimane di un arpeggio folk dopo che l’ha affrontato uno psicopatico armato di chitarra. Le voci compaiono sul finire di Swirling Hearts e Ecstatic Sunshine, ma sotto forma di urla disumane. In Powering sembra persino di ascoltare, ad un tratto, la versione povera di Grace di Jeff Buckley, subito spazzata via da un implacabile ruggito noise.
“Ecstatic Sunshine” è un disco interamente giocato sui contrasti: piano-forte, lento-veloce, leggero-pesante, armonia-dissonanza sono le dicotomie intorno a cui ruota ciascun pezzo e che i due artisti tedeschi tentano di inglobare nelle loro composizioni. Del resto, la natura “conflittuale” dell’opera è evidenziata già dalla copertina di ispirazione “gestaltica”, che ritrae quello che in lontananza sembra un gatto nero con un muso bianco che invece, ad un esame più attento (e ravvicinato), si scopre essere un topo dall’aria tutt’altro che amichevole – un modo come un altro, questo, per dire che gli opposti, alle volte, possono coesistere.
E’ questa, in sintesi, la lezione del disco; un disco indubbiamente grazioso, intrigante, creativo e ben suonato, i cui unici difetti sono una certa lunghezza (12 tracce sono troppe: sarebbe stato più opportuno forse un Ep) e la scarsa varietà dei brani. La speranza è che, per il prossimo appuntamento, i Freckle Wars si dimostrino un po’ più coraggiosi ed osino di più.

Voto: 7

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