(Record Makers 2006)
Gli I Love UFO sono un trio francese composto da Butch Mc Koy, Bass Monster e Florent “Blind man” Lafon, che suona un rock teso ed incubirico, propulso da un drumming ossessivo, sfregiato da chitarre abrasive ed arricchito da un canto che oscilla tra il crooning sepolcrale à la Ian Curtis e lo screaming furibondo di Mauro Codeluppi dei Raw Power.
La loro musica incorpora elementi dell’hardcore più brutale e violento, della dark-wave, del post-rock e del post-punk, il tutto mescolato con sadica sagacia: il loro obbiettivo è di risultare totalmente sgradevoli alle orecchie dell’ascoltatore medio e ci riescono perfettamente.
Ad aprire questo “Wish”, disco d’esordio della band e furibonda danse macabre, è la title-track, brano all’insegna di un minimalismo quasi kraftwerkiano ma tutto sommato trascurabile, a cui seguono lo psicocdramma solenne dagli accenti bowiani di White Flowers e Like In The Movies, che avrebbe reso orgoglioso Rozz Williams ed i suoi Christian Death; Cold, invece, per quanto spettrale, è in fondo una scialba ballad folk, che ha oltretutto il torto di sembrare un tantino fuori luogo in un disco così violentemente elettrico. Il divertimento cresce decisamente con il sesto brano, Happy Birthday, che è tutto meno che una cartolina d’auguri. Non è più neanche musica: si tratta di un vero e proprio rituale di autoflagellazione sonora di poco più di un minuto, un hardcore tiratissimo in cui Butch Mc Koy si sgola come un animale in gabbia alla maniera dei Raw Power di “Screams From The Gutter”. Percussioni tribali e voci isteriche aprono la traccia successiva, una suite in due momenti, The Night-Part II e The Night-Part III, che ben presto si scioglie in un altro esercizio disarticolato di violenza brada. Nell’insieme è un po’ come se la furia dadaista e anarcoide dei Pere Ubu incontrasse il noise-rock dei Sonic Youth e l’impasto fosse poi declinato in chiave hardcore.
Non fosse per le sue esplosioni rock, che richiamano alla memoria Pixies e Nirvana, Go Away sarebbe assolutamente trascurabile. Decisamente meglio fa l’animalesca Naked Soul, nelle cui violentissime sfuriate riecheggia forse qualcosa delle psicosi post-industriali di David Thomas. Take Me, col suo giro di basso post-punk ed il baritono depresso del cantante, suona come dei Joy Division corretti all’insegna di un’epica di matrice noise, che si dispiega in tutta la sua possanza nell’emotivamente sfiancante crescendo finale. Del resto, ad esplicitare l’amore degli I Love UFO per la dark-band inglese guidata da Ian Curtis c’aveva già pensato la quinta traccia, Train.
Disco ben suonato e genuinamente feroce, “Wish” ha il suo punto di forza nella capacità di sintetizzare esperienze sonore e mood diversi, pur con qualche momento non perfettamente a fuoco. I Love UFO: un nome da tenere a mente.
Voto: 8
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