(Secretly Canadian/Wide 2006)
Dietro alla voce un po’ monocorde di Jason Molina, alle consolles ci sono due personaggi del calibro di Steve Albini e David Lowery. E’ questo l’elemento che caratterizza l’ultima opera del cantautore di Lorain, ‘Fading Trails’, opera riuscita ma che poco aggiunge (e per la verità nemmeno toglie), all’itinerario creativo di questo lirico e malinconico autore.
‘Fading trails’ è quindi lavoro coeso pur essendo prodotto a più mani, da Albini nei suoi Electric Audio Studio, dall’ex Camper Van Beethoven Lowery ai Sound of Music Studio e poi dal lavoro svolto in uno dei luoghi sacri della nostra musica, i Sun studio di Memphis.
Riassumendo, i primi tre pezzi sono registrati da Steve Albini, seguono i due prodotti da Lowery e quelli, acustici e classici, emersi dai Sun Studios mentre le ultime due scheletriche ballate sono frutto di registrazioni effettuate nel proprio studio domestico. Eppure, nonostante diverse differenti sedute di registrazione e numerosi musicisti coinvolti, il risultato è omogeneo. Merito ovviamente di Molina, la cui scrittura – dopo almeno dodici anni di carriera musicale e alcune mutazioni nella ragione sociale, da Songs: Ohia a, appunto, Magnolia Electric Co – è matura e consapevole.
Nella prima parte e in quella centrale le cose migliori, con un picco battezzato Memphis Moon, meravigliosa ballata pianistica blues. Specialmente nei pezzi prodotti da Albini si comprende ancora una volta come Molina sia consapevole delle proprie radici, da Neil Young alla Band. Quindi si alternano blues strascicati e chitarristici alle abituali scarne ballate eseguite in solitario, tra tutte The old horizon, sontuoso gioiellino centrato su alcune note di piano e voce.
Un punto a favore del disco riguarda la durata: meno di mezz’ora, non male se si considerano i tanti inutili riempitivi che costringono l’ascoltatore ad ascolti estenuanti quanto infine deludenti.
Voto: 7
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Autore: sergio.sparapani@libero.it