(Ghost Records 2006)
Qualcuno ha detto che il tutto è più della somma delle parti. Questo disco degli Iver & The Driver (al secolo Giustino Di Gregorio e Paolo Marini) sembra fatto apposta per contraddire tale asserzione. Quella che abbiamo di fronte, infatti, è una raccolta di ballate di taglio pop-folk (molto più pop che folk, in effetti) in cui il lavoro della chitarra acustica e del piano è sorretto da un tappeto di effetti percussivi elettronici. Niente di più, niente di meno che questo; null’altro se non la somma algebrica dei due elementi. E questo perché? Perché è mancata la capacità (o la volontà) di amalgamare le due componenti in fase di scrittura. La sensazione che si ricava dall’ascolto di “Samples And Oranges” è infatti quella sgradevole che si prova di fronte a un disco in cui il lavoro creativo vero è proprio sia stato svolto solo in fase di arrangiamento.
I pezzi risultano essere costituiti da progressioni di accordi più o meno ordinarie condite da un rumorismo elettronico di serie B, il più delle volte fastidiosamente invadente. Il riferimento ai Kraftwerk che compare nelle note allegate al promo appare presuntuoso, più che fuorviante – così come del resto quello a Nick Drake, che nelle intenzioni di chi scriveva doveva servire a definire meglio l’altra anima del duo, quella più acustica ed intimista. Peccato, però, che qui del genio inglese di Pink Moon ci sia solo l’ombra sbiadita (In The Middle Of…), certo non le spettrali fantasticherie o le agili “scampanellate” chitarristiche; il mood malinconico-depresso del cantautore, poi, è qui edulcorato e banalizzato fino a diventare stucchevole e quasi caricaturale.
Non bastano, insomma, le orchestrazioni di Our Sophomore Year, l’elettronica “aliena” di I Don’t Feel o qualche altra eccentricità assortita (progressioni non sempre linearissime, intermezzi rumoristici o canto stralunato) a redimere l’opera dallo spiacevole tanfo di deja-vù che la circonda: “Samples And Oranges” è al massimo buono per gli idolatri dell’indie-pop in tutte le sue forme, quelli per i quali “piccolo e artigianale” è bello sempre e comunque, non certo per chi ha fame di novità.
Voto: 4
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