(Morr Music / Wide 2006)
Conoscendo il soggetto, resterete un po’ sorpresi dal cambiamento. Blumm passa di brutto dall’elettronica all’acustic post-jazz. Senza stare tanto a formalizzarsi per l’etichetta che lo produce, suona di tutto (dalla chitarra al contrabbassso, dal piano giocattolo allo xilofono, tanto per citare alcuni strumenti) e lo fa in una maniera pensosa e cool, da club jazz.
In alcuni punti ricorda i Tortoise più jazz, in altri le chitarre e la tranquillità downtempo dei Kings of Convenience (vedi il solo in Haus & Halm); alle volte simile a Vincent Gallo (il clarinetto in Binsen & Bast), alle volte più vicino ai Red House Painters e a qualche produzione 4AD.
Un amalgama di sonorità intimiste e calde che non sorprende, ma che crea un’atmosfera di folktronica mista all’ambient jazz soporifera, dato che le canzoni si basano su un pattern armonico molto statico e non riescono ad alleggerirsi del peso della struttura. Probabilmente le varie sfumature si apprezzeranno di più nel live set che Blumm sta iniziando a portare in giro. Una conferma che distaccarsi dall’elettronica può fruttare, ma che la separazione può essere alle volte non molto fruttuosa.
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Voto: 5
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