(Autoproduzione 2006)
Gradevole sorpresa i Coffee Orchestral, quartetto bergamasco che ha all’attivo due album: ‘Sweet Voyage’, il loro debutto, e il loro secondo full-lenght: ‘Tobacco Symphony’. Quest’ultimo è come se fosse un concept album, in cui il tema ricorrente e la cifra stilistica sono l’intimo calore che evoca all’ascolto. Il piacere delle melodie richiama a sé la leggiadria, l’introspezione e un notevole gusto stilistico degno del miglior cantautorato americano, da Jeff e Tim Buckley ad Elliott Smith. Nel delicato brano di apertura ‘Just in time’, gli arpeggi delle chitarre acustiche tessono armonie impalpabili , quasi fossero delle arpe appena sfiorate dalle dita, che accompagnano l’ascoltatore in una sinfonia autunnale. Un percorso sonoro che tocca la pelle e raggiunge il suo apice in ‘Icehouse’. Degna di menzione la vocalità sussurrata e morbida di Matteo Amico e quella che gli fa da contr’altare di Annalisa Locatelli che in perfetta empatia si accarezzano e si sfiorano vicendevolmente. Country club, lo dice già il titolo del pezzo, vira su sonorità folkeggianti, country, della vecchia America dei locali fumosi, riecheggiando la chitarra di Neil Young. In Ann Deverià, l’intensità della voce di Annalisa si esprime in tutta la sua capacità interpretativa. In un tempo alterato dai frastuoni spacciati per arte, il raccoglimento e la piacevole lentezza di ‘Tobacco Simphony’ ci riportano verso radici sensoriali fatte di umanità e sguardi interiori. L’unico rischio è la ripetitività di alcuni pezzi, ma i Coffee Orchestral promettono bene. In sostanza, tredici tracce ben scritte, forti di un’interpretazione che si insinua nel freddo di queste giornate e riscalda come un buon liquore, denso, caldo, di ottima fattura.
Voto: 7
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Autore: gloria777@alice.it