(Mescal/Sony-Bmg 2006)
Tra i cantautori dell’ultima generazione, Marco Parente è sicuramente uno dei più interessanti. In questo “Neve Ridens”, secondo anello di una dilogia iniziata l’anno scorso col primo, omonimo disco, il nostro si conferma songwriter dalla vena sperimentale, capace di coniugare un’altissima vena poetica con l’intimismo malinconico ed un po’ depresso dei Radiohead post-“Ok Computer”. Scarne e minimali, le sue ballate sono caratterizzate da strutture articolate, da arrangiamenti decisamente non banali ed impreziosite da una vocalità raffinata, suadente e malinconica al tempo stesso.
La traccia di apertura, Neve, per esempio, è una ballata à la Damien Rice, solo arrangiata per chitarra acustica e lamiere d’acciaio (Dario Buccino); a dispetto del titolo, la Trilogia Del Sorriso Animale si compone di soli due momenti (I e II Sorriso), in cui si distingue soprattutto il secondo, una lenta riflessione per piano e voce infarcita di piccole dissonanze da carillon ed effetti elettronici assortiti. La quinta traccia, Amore Cattivo, è uno dei pezzi più articolati: parte con la voce di Parente che si appoggia su poche gocce di piano (il modello è forse Easter Parade dei Blue Nile), per poi tramutarsi in una cantilena ossessiva, ed infine sprofondare, improvvisa, in un finale che mescola una chitarra grunge con il clarinetto e il clavinet di Enrico Gabrielli.
Ascensore Inferno Piano Terra è invece una incursione in territori jazz lunga quasi 8 minuti; seguono i delicatissimi 30 Secondi Di Vento, per piano e voce, che precedono la conclusiva Vita Moderna, in cui il solo supporto agli splendidi versi cantati da Parente è l’ukulele di Asso Stefana.
Cos’altro dire? Un disco splendido, realizzato da un grande musicista e poeta, che brilla di una luce limpidissima e non ha nulla da invidiare alle opere dei grandi cantautori del passato o del presente, stranieri e non. Chapeau.
Voto: 8
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