(Gulcher Records 2006)
Drone post-folk per questo duo americano che si insinua amabilmente in una tradizione ormai consolidata, fuori da ogni tipo di logica mainstream, con qualche vago ricordo della psichedelia fine 60 e delle prove più recenti della cricca di Devendra Banhart.
I pezzi (perlopiù strumentali) che Steve Painter e Rick Breault ci propongono vanno dalla meditazione indo-zen di Submerge all’electro-desertico-noise di Under the Bridge, dalla ‘ballad’ hobo che ricorda le escursioni del coniglio marrone di Vincent Gallo al lamento blues-grunge di To 7 Directions.
Un disco che riesce a trasmettere un sentimento di desolazione totale controllando in modo sapiente le chitarre e gli effetti, ma che si dilunga troppo nella contemplazione della tristezza e della solitudine provinciale, risultando molte volte noioso e dispersivo. Prescindibile.
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Gulcher
Voto: 4
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Autore: taffey6977@gmail.com