(Lizard / Audioglobe 2006)
Ormai una realtà consolidata nel campo musicale ai confini tra hard rock e metal (sono infatti sui palchi dal 1984), i romani Arpia ritornano con un nuovo disco pieno di rimandi alla tradizione dell’ultimo hard rock italico, al progressive metal e al dark.
Il lavoro è un concept sui contrasti tra elementi naturali, che mescolati insieme formano un epos sulla sessualità. I testi passano da citazioni colte (tra gli altri Tasso e Cavalcanti) a brevi fotografie urbane intrise di una malinconia dark post-urbana che in qualche punto si distanziano dal metal e si avvicinano all’indie dei primi Marlene Kuntz. Spiccano tra le altre canzoni le due ballad: la scura e gobliniana Umbria e la più floydiana e aperta Luminosa.
Un gruppo che tenta di riportare la storia (già con il precedente Liberazione) in un genere solitamente lontano dalla letteratura o comunque da un qualsiasi tipo di ‘impegno’. Il lavoro non ha problemi per quanto riguarda la tecnica, ma necessita in qualche punto di un paroliere più attento e meno convenzionale. Una nota di merito per la voce di Paola Feraiorni che non ha niente da invidare alle più note leader dei Gathering o dei Lacuna Coil.
Voto: 6
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Autore: taffey6977@gmail.com