(Resonant/Goodfellas 2006)
La si potrebbe definire “ambient da cameretta” la musica di Prince Valium, al secolo Þorsteinn Olafsson, 30enne islandese con la passione per l’elettronica. E già perché pare che il nostro abbia registrato questo suo esordio solista (il “Principe” faceva parte degli Skurken, fomazione che aveva pubblicato nel 2003 “I Þagu Fallsins”, sempre per la Resonant) nella sua camera da letto, armato di pochi strumenti (la chitarra su tutti) e del suo fedele computer.
Il risultato è un disco strumentale (con l’eccezione di Crying Hearts, cantata da una voce femminile), fatto di sonorità ipnotiche ed oscure (Afsal, Burning My B.A., Goofy Takes A Bath, Broken Shower), dall’andamento cinematico. In tutto questo mare di elettronica sospesa, rintocchi spettrali e beat nervosi fanno capolino anche l’arpeggio folk di Tómleikar e la delicata marcetta conclusiva di Guð Blessi Þig.
Non un’opera da togliere il fiato (Andlaus significa “senza respiro”), ma comunque un bel disco, elegante, raffinato ed emotivamente coinvolgente. A pesare sul giudizio finale è una certa prevedibilità dell’insieme e la mancanza di idee veramente nuove. Si raccomanda, per la prossima volta, un po’ più di coraggio.
Voto: 7
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