(Distile Records 2005)
Formatisi nel 2000 a Montpellier gli Absinthe giungono al loro secondo lavoro, ‘Alejandra’, al termine di un lungo tour in cui hanno fatto da spalla ai Godspeed You! Black Emperor. Quattro i brani che compongono l’album, nei quali si riesce a distinguere l’influenza esercitata sui ragazzi francesi da bands come Sonic Youth, gli stessi Godspeed You!, Kinski, Slint e June of ’44. A voler essere sbrigativo potrei tirar fuori la solita merdata del post-rock: si dà il caso però che non sia sbrigativo, io, e tanto per cambiare ho sempre guardato alla suddetta categorizzazione come alla più presuntuosa e approssimativa coniata da certa (la fetta più grande) critica. Così come non si parla di post-jazz, post-blues o che so, post-reggae, non si dovrebbe parlare di post-rock; il rock sta sempre lì ad aspettare, sono solo cambiati l’humus e alcuni atteggiamenti nei suoi confronti. D’altronde non siamo più negli anni ’60, ci sono stati i ’90 di mezzo; non vi nascondo che sto da tempo lavorando ad una definizione tutta mia ma ho ancora parecchia strada da fare. Tornando all’argomento in questione, gli Absinthe: senza dubbio un buon quartetto (tre chitarre più batteria), che ha saputo assorbire, seppur con qualche sbavatura, gli insegnamenti dei maestri di cui sopra. E infatti Kocka e Love Song for a dutch bitch (quanti gruppi al mondo avranno dedicato una canzone ad una puttana del Red Light District? Un… duemila? O più?) Guillame, Christophe, Sylvaine ed Alexandre sono riusciti non benissimo a condensare la tensione in modo appropriato, forse per la durata delle composizioni (rispettivamente 29 e 16 minuti) o forse perdendosi alla ricerca di un’acmè (per ora?) fuori dalla loro portata. Di tutt’altra forgia Amour-infidélité-introspection e Someone said “your heart belongs to the dead”, decisamente meno slabbrate ma sempre all’insegna di un rock free-form e shoegazer piuttosto sfrontato. Qui la malinconia prende il sopravvento e viene sostenuta dalla potenza delle chitarre e da una batteria che ha il compito di riportare a terra il fragile volo dei tre uccelli di vetro. Coraggiosi
Voto: 5
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