(Innova 2006)
Teresa LeVelle è una giovane compositrice americana
(1966) affascinata dai suoni della natura.
Il suo lavoro è
di una leggerezza indescrivibile, il silenzio, l’impalpabile soffio
del vento, gli impercettibili crepitii di assestamento del terreno;
tutto questo e molto di più idealmente nel suo
sentire.
“Shadowlands” raccoglie frammenti
sparsi in un arco temporale che va dal 1990 sino al 2003.
Sette
movimenti temporalmente distanti fra di loro, animati ed accomunati
da una propensione stilistica in continuo bilico sulle ali del
silenzio; musica evocativa senza ombra di dubbio.
Spazi ampi e
distese di suono sottile, una visione cinematica calda ed avvolgente
che evita abilmente le secche dell’ordinario.
Flauti, violoncelli,
piano, arpe e sassofoni, una voce da soprano a recitar un testo
dedicato a T.S.Eliot; nulla di mai ridondante.
Gioco
sottile di equilibri che circumnavigano la galassia colta
senza mai annegar nella frigidità di certe produzioni.
C’è
l’amore per la terra in queste note, l’osservazione solitaria di
luoghi statici e desertici, la sensazione costante del sole sulla
pelle; un gioco tattile quello che Teresa mette in mostra.
La
rincorsa quasi di piccoli animaletti giocosi che anima l’incanto di
Kanza, il flauto, il violoncello ed il sax che inscenano tutta
una serie di richiami e smorfie civettuole; avessero code pelose
sarebbero scoiattoli dispettosi.
Il senso cupo e claustrofobico in
odor di pioggia di Apparition At Timber Creek;
quel sottile e pericoloso senso di inquietudine costante.
Teresa
ricorda di quando era bambina, di quando ascoltava il suono degli
alberi, degli animali della sua fattoria, di quando sviluppava il suo
senso di naturale proporzione fra i suoni; di quanto
ami la sua terra.
Una connessione primordiale con gli elementi che
si dipana attraverso una calma riflessione/esposizione temporale.
La
dolorosa contrazione di Epitaph per solo violino.
Questo è
il primo lavoro di Teresa; ed è bellissimo.
Voto: 7
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