(Asbestos City 2006)
Ritornano i Joule da Casale Monferrato, stavolta sulla lunga distanza con quest’album intitolato “L’era dell’ottimismo”, dichiaratamente ispirato a “Non al denaro non all’amore nè al cielo” di De Andrè: dieci ritratti di personaggi dediti a mestieri a volte comuni a volte particolari, densi di metafore che cercano di riassumere virtù, vizi, sentimenti e stati d’animo dell’uomo moderno.
Da un punto di vista musicale è evidente un perfetto equilibrio tra rock di matrice americana e tradizione cantautorale nostrana, con frequenti incursioni di ritmi in levare e un pizzico di eighties: potenza e morbidezza, eleganza e ruvidezza sono amalgamati a regola d’arte, grazie anche agli ottimi arrangiamenti e a una produzione efficace; protagonisti rimangono i testi, marchio di fabbrica che contraddistingue i Joule sin dal primo ascolto, certo non sempre efficaci ma comunque mai banali.
Tra gli episodi migliori l’iniziale Il Funambolo, sound corposo e stacchi stupendi, specie nel finale, Il Matematico, lineare e semplice ma esemplare in quanto a inventiva testuale, e La Prostituta, una buona ballata tranquilla e malinconica; incuriosisce il mix di ska, valzer e punk rock di L’Adultero, esperimento interessante ma non perfettamente riuscito.
Parecchi però gli episodi che sembrano densi di metafore in maniera forzata, come se seguissero un copione ben strutturato e programmato, il tutto a scapito di naturalezza e sincerità: sensazione che emerge con Il Sarto e Il Becchino e tende a farsi certezza con Il Corridore dei 3000 Siepi e L’Uomo Puntuale (ottima all’inizio ma che tende a perdersi nel finale); stesso discorso anche per il lato strumentale, con l’alternanza tra quiete strofe dense di ritmi ska e ritornelli più o meno spinti che col passare dei minuti e dei brani tende a farsi maniera, ne è prova il brano conclusivo che dà il titolo al disco.
Probabilmente, concentrati sull’idea del concept album, per realizzare il quale è fondamentale tenere sempre a mente un’idea centrale, i Joule hanno dato vita ad un album fin troppo poco variegato, che tende a ripercorrere gli stessi binari, una raccolta di variazioni sul tema molte delle quali però equivalenti tra di loro.
Un disco non pienamente riuscito ma comunque forte di spunti interessanti e di qualche ottimo brano, a testimonianza, ancora una volta, di una capacità di scrittura di certo superiore alla media.
Voto: 7
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Autore: alealeale82@yahoo.it