Il Principio Di Rossana Campo
Esordio di Rossana Campo datato 1992, da cui anche un film girato da Anna Negri (1999), “In principio erano le mutande” narra le vicende di una ragazza 25enne (nel buio il nome) eternamente alla ricerca di amore e di quattrini per campare (leggasi mangiare), in affitto in una casetta che cade a pezzi, nei vicoli più poveri di Genova, tra puzze varie e vicine africane altrettanto squattrinate.
Compagni di viaggio di questa favola “sui generis” l’amica Giovanna, invischiata in storie d’amore con uomini rigorosamente di colore, infami amori simil-Pavarotti (il suo uomo ideale) e “porchi” e bizzarri ricordi di infanzia; tappe principali il capoluogo ligure, località balneari del Sud Italia e Barcellona. Sempre pronta a scroccare pasti e vacanze, la protagonista si lascia guidare dai propri desideri e dalle proprie malinconie alla ricerca di una soddisfazione d’amore che come in tutte le favole alla fine arriva.
Una vicenda estremamente semplice ed elementare ma anche assolutamente avvincente, merito soprattutto di una scrittura priva di qualsiasi pretesa di letterarietà che fa ridere e sorridere in continuazione: lontana anche dai modi tipici del parlato, a volte sembra quasi di leggere il tema di una bambina alle scuole elementari, ma dotata di sufficiente coscienza di come funziona il mondo.
Per non parlare poi dei titoli dei vari capitoli, un parallelo basso del cinema della Wertmuller, con lunghe frasi che già riassumono a grandi linee il contenuto successivo: “Il primo capitolo dove introduco la mia vita di grnadi miserie e presento anche l’amica Giovanna”, “Adesso si va indietro di nuovo e vi racconto i discorsi bellissimi sul sesso delle cugine porche”, e così via.
Altro argomento forte del libro è il sesso, di cui se ne parla in modo abbastanza esplicito ma mai volgare, piuttosto in modo anch’esso comico; un bisogno, un desiderio forsennato che nasce nella protagonista sin da bambina, come viene narrato in interi capitoli di flashback dedicati alla sua infanzia: pazzesco ed esilarante ad esempio il secondo capitolo in cui si comprende anche il significato del titolo, con la “Mutanda” scritta con la maiuscola quasi fosse una sorta di divinità; ma poi ti accorgi che di parole con la maiuscola lì dove non dovrebbe stare ce ne sono a stufo (“il Mondo dei Maschi”, “…per forza quando una diventa grande deve fare la Donna Nuda”, …), come ad indicare una visione dal piccolo al grande che si ha da bambini. Chissà. Fattostà che di risate te ne fai a stufo. Sicuramente un piccolo romanzo povero di grandi insegnamenti e temi profondi, più un passatempo che altro, ma perlomeno efficace e ottimo nella sua non-letterarietà che è letteratura da non disprezzare anch’essa, se fatta con cognizione di causa come in questo caso. Successo meritato per la Campo e un ottimo modo di passare una giornata per noi.