(Thollem 2006)
Thollem McDonas chiude (in bellezza) la sua trilogia per
solo piano dello scorso anno.
“Racing The Sun, Chasing The
Sun” è un’overdose stilistica d’impressionanti
proporzioni.
L’album riprende due live entusiasmanti (Italia Area
Sismica di Forlì nel Dicembre 2005; San Francisco
Musicians Union Hall nel Marzo 2006), nessun effetto aggiunto,
nessuna manipolazione di studio; solo ciccia. Di quella
vera.
Dimostrazioni pubbliche di talento infinito,
sconcertante nervo scoperto che scarta e sbanda iper alimentato dal
suo stesso furore esecutivo; un gioco di pressioni
insostenibili.
Spettri, rimandi ed avvistamenti sospetti;
tritacarne umano in gentile veste pianistica.
Testimonianza
sincera sulla necessità di confronto costante percepita
dall’artista, migliaia di chilometri macinati in giro per il mondo,
concerti in solo, in duo, per le strade, nelle foreste, televisioni e
radio, nel sito dei test nucleari nel deserto del Nevada, in teatri
ed università, nel corso di manifestazioni ed ancora; scuole
elementari e case occupate.
Il privato che si sposa con il
pubblico, le tensioni che si incastrano fra i tasti del piano, il
piano stesso che (ri) diventa oggetto da percuotere; da riportare in
strada.
Le aree intimiste si tramutano in luoghi recupero energia,
tensione strisciante; lo scarto improvviso una costante.
Il suo
pianismo non è (però) solo rauco ed eccentrico
urlo.
Schizofrenico ed umorale, mistico a tratti nella sua
dissennata insistenza; un vero e proprio dono prezioso.
L’equivalente
in un sol uomo della furia iconoclasta che agitava i God!
Ansia
febbrile e vitale, dietro si respira puzza di coraggio, di salto nel
vuoto senza rete, s’intravedono brandelli classici (Cage;
Schoenberg e Satie) strapazzati con brio delicatamente
assassino; si avverte la ricerca di uno spazio incontaminato in cui
trovar momentaneo approdo.
La Monte Young approverebbe
l’insistenza caparbia esibita sul singolo tasto.
Stravinsky,
le colonne sonore del cinema muto, il blues, tutti frammenti che
s’incontrano lungo il percorso, tutto martellato a dovere e compresso
in una visione oltre (credetemi vi prego); senza
tempo.
Torrenziale.
Un urlo che sollecita l’urlo.
L’otto
resta stretto di spalle in questo caso.
Voto: 8
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